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di Luigi Leone

Mettiamo che Giovanni Toti avesse a disposizione i molti soldi di un ricco: di sicuro non avrebbe dovuto organizzare le famose cene con offerta per mettere insieme i denari che gli occorrevano a fare politica. Non entro nel merito della vicenda giudiziaria che lo ha travolto insieme con la Liguria: ha patteggiato lui, però ha patteggiato pure la Procura, perché il reato della presunta corruzione era difficile da smontare e tuttavia pure difficile da dimostrare. Invece, sto a quello che Toti disse ad alleati e avversari: bisogna rimettere mano, e una volta per tutte, alla questione dei costi della democrazia.

Il Governo aumenta le retribuzioni di ministri e sottosegretari

Si potrebbe dire che il governo gli ha dato ragione, aumentando la retribuzione di ministri e sottosegretari che non guadagnano quanto i parlamentari. In tutto, diciassette persone. Sì, diciassette: non avete letto male voi o scritto peggio io. Naturalmente le opposizioni sono insorte. Sono le stesse forze che hanno sfasciato i conti dello Stato con il reddito di cittadinanza e il superbonus edilizio e che strillano a favore del salario minimo dopo anni nei quali sullo scarso guadagno dei lavoratori hanno bellamente soprasseduto.

Il Governo dà ragione a Toti: ecco perché

Nondimeno, il governo dà ragione a Toti solo in apparenza. Anzi, a dirla tutta ha proprio sbagliato. Unol’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non propone o decide una riforma organica sul finanziamento della politica, bensì si limita ad un mini-provvedimento su misura per diciassette persone.

Due: i tempi sono sbagliatissimi, perché mentre ci sono milioni di famiglie che non arrivano a fine mese (pur con componenti che lavorano a tempo indeterminato!) tu non puoi aggiungere in un amen alla busta paga di ministri e sottosegretari oltre 7.000 euro lordi al mese. Sembra uno schiaffo, è uno schiaffo. Per populismo si sono tagliati i parlamentari e le loro paghe, ora questa decisione che va in senso contrario. Ci starebbe anche, a certe condizioni, tuttavia andava presa in altro modo e con altro calendario.

Tre: l’esecutivo di destra-centro più di altri rileva, peraltro giustamente, di poter contare sull’investitura popolare. Poi, però, aumenta gli emolumenti anche a chi si fregia della qualifica di “tecnico”, salvo in realtà essere stato trombato al voto e che già prima di esso aveva ricevuto la promessa di trovare comunque uno strapuntino dentro il governo. Siamo sinceri: non è propriamente una bella cosa.

E il cittadino diserta le urne

Ora, di fronte a una maggioranza e a una opposizione che mettono in scena un simile spettacolo, come deve sentirsi un cittadino-elettore appena appena normale? E come deve sentirsi il cittadino-elettore-contribuente, che paga le tasse e poi assiste ad una politica, di destra e di sinistra, incapace di una vera lotta all’evasione fiscale? E, ancora, come deve sentirsi colui che vede quanto lspending review sia inesistente, al punto che un parlamentare eletto nel Pd (ogni riferimento a Carlo Cottarelli è puramente voluto) si dimette per protesta, proprio perché nessuno la fa? Male si sente, quel cittadino. Per ora, non va a votare. E fanno davvero ridere i partiti che si stracciano le vesti, a urne appena aperte, per l’assenteismo. Ma se è proprio contro il loro comportamento che sale la protesta. Lo sanno benissimo, quei partiti. A parole se ne dispiacciono, nei fatti se ne infischiano!

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