Sono passati cinque anni e ricordo bene quel momento; sembra un'altra era geologica. Il mondo è cambiato, non è più lo stesso, evidentemente.
È un mondo che ha capito, almeno chi ha voluto capire, che bisogna in qualche modo lavorare insieme, ascoltare la scienza e non agire da soli, portando immediatamente all'attenzione della popolazione tutti i problemi, soprattutto quelli sanitari.
Credo che il 31 dicembre 2019 ci sia stato un colpevole ritardo nell'informare il mondo riguardo a un problema. Spero che questo ci serva da esempio: se ci saranno problemi futuri, non dobbiamo nascondere più nulla. Abbiamo visto il caso del Congo; c'è stato un problema e immediatamente si è comunicato al mondo che c'era una difficoltà.
Poi si è cercato di risolverlo, forse con un po' di ritardo da parte dell'OMS. Tuttavia, credo che il Covid ci abbia insegnato che i problemi sanitari non devono essere nascosti, ma devono essere portati immediatamente all'attenzione delle autorità sanitarie internazionali, in questo caso l'OMS. È solo attraverso la condivisione dei problemi che questi possono essere risolti.I ritardi nell'intercettare un problema sanitario possono portare a gravi conseguenze; lo abbiamo visto con il Covid. La riflessione è che spero che il mondo abbia imparato.
C'è ancora qualcuno che continua a ostinarsi e non vuole capire, ma io sono ottimista: credo che la grande maggioranza del mondo, dei cittadini e delle persone pensanti abbia compreso perfettamente che questo deve essere un insegnamento forte per noi. Questo nuovo millennio ha vissuto forse il momento più grave e difficile della sua storia, un po' come è stato nel secolo scorso con l'influenza spagnola. In questo secolo abbiamo avuto il Covid, che spero ci insegnerà come la spagnola aveva insegnato nel secolo scorso.
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