Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

2 minuti e 27 secondi di lettura
di Luigi Leone

“Non ho mai detto che Piciocchi è il candidato in pectore, per me è il candidato punto e basta”. Come a dire: chi l’ha detto che serve la benedizione di Roma per scegliere chi correrà a sindaco di Genova? Lo afferma Marco Bucci a proposito di quello che è stato il suo vice a Palazzo Tursi, prima di migrare alla guida della Regione Liguria.

Una bella contraddizione, per uno che è stato convinto dalla premier Giorgia Meloni a candidarsi quale successore di Giovanni Toti. Ma la contraddizione è solo apparente. Infatti la situazione era completamente diversa: Bucci avrebbe dovuto mollare il ruolo di sindaco assai in anticipo sulla scadenza naturale della consiliatura e il centrodestra doveva fare i conti con la vicenda giudiziaria che ha travolto l’ex governatore e la sua amministrazione.

I genovesi sanno che cosa serve

Oggi, è impossibile non essere d’accordo con Bucci. E questo, ovviamente, vale sia per il centrodestra sia per il centrosinistra. Genova, è vero, è la sesta città d’Italia, quindi fatalmente ogni chiamata alle urne che la riguardi viene osservata con attenzione da Roma. Però una cosa è l’attenzione, altro stabilire nei sancta santorum della capitale il nome del candidato. Soprattutto quando si tratta del sindaco, cioè la figura istituzionale più vicina di tutte agli elettori. Bisognerebbe sostenere, cioè, che Roma sappia meglio ciò che serve ai genovesi, sia in termini di priorità sia in termini di persona. E dai…

Siccome io resto convinto esattamente del contrario, sono pienamente d’accordo con Bucci. Poi si può non condividere la politica che esprimono lui e i suoi supporter, però vivaddio le cose da fare e chi dovrà provare a farle vanno decisi localmente.

Delusi i “soldati” del centrosinistra

Vale anche per il centrosinistra, dicevo. Lì si continua a litigare un po’ su tutto. Il risultato è che, secondo i primi sondaggi (io ci credo a quelli che Primocanale commissiona a Tecnè), il grande vantaggio conquistato a Genova durante le scorse regionali si è dimezzato. Non tralascerei l’argomento, caro segretario regionale Davide Natale, e di conseguenza non lo sottovaluterei. Il centrosinistra deve temere che una parte consistente dei non votanti sia costituita proprio dalla sua gente, stufa dei litigi su ogni cosa e di programmi che soltanto a parole riguardano i bisogni delle fasce deboli.

In passato si diceva che quelli di centrosinistra rispondono come soldati alla chiamata delle urne, mentre quelli di centrodestra non è che ci badino troppo. Siamo certi che sia ancora così? Io un qualche dubbio me lo farei venire. Non a caso il collega Mario Paternostro, nel suo editoriale, ricorda parole recenti che più sagge non si può: “Bisogna finire il gioco che uno esclude l’altro a priori”. Chi le pronunciò? Claudio Burlando, uno visceralmente di centrosinistra, che è stato ministro, governatore ligure e sindaco di Genova. Inutile aggiungere altro.

Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsAppFacebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook