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di Mario Paternostro

Che cosa s’intende per Esperienza? Leggo dalla Enciclopedia Treccani: “Conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione, l’uso o la pratica, di una determinata sfera della realtà”: Perfetto. Allora, quale sfera della realtà definisce la materia relativa alla guida di una città? Quindi se si parla di un candidato sindaco/a, quale esperienza dovrebbe avere? Quella di sindaco? Insomma, dovrebbe essere uno/a che ha già guidato una città, un paese, un borgo, un quartiere o basta un condominio? Oppure avere esperienza su settori specifici che possono avere a che fare con la conduzione di una città? Il traffico? La salute? La cultura? La scuola? Lo sport? L’assistenza? La sicurezza?

Certamente non guasta.
Ho più volte scritto che , secondo me, era il momento che il futuro sindaco di Genova fosse un “politico”, quindi un uomo o donna appartenenti a un partito strutturato. Non credo molto al “candidato civico”, mi confonde le idee, perché se vuol guidare una città diventa immediatamente anche un “politico”. Non ho mai considerato la politica un male e l’essere un politico un atto negativo.

Civico significa: “Diretto all'ordine e all'equilibrio della comunità. Che è proprio dei cittadini, in quanto appartengono a uno stato. Connesso con i motivi o le vicende della vita pubblica.”. L’opposto di civico è così definito dal dizionario: “Campagnolo, contadino, agreste, rurale, campestre.”. Politico, poi, significa: “Che riguarda l’arte del governo, l’esercizio dei pubblici poteri, l’amministrazione dello stato e, in genere, la vita pubblica”. Tutta questa fuffa per riflettere sulla polemichetta accesa con la candidatura di Silvia Salis, a sindaca di Genova per la sinistra.

Qualcuno, sorpreso dalla scelta del Pd (a mio parere soluzione intelligente e inevitabile dopo la penosa guerricciola interna), ha tirato fuori la questione della presunta inesperienza della candidata. Inesperienza in merito a che cosa? Sull’amministrazione di una città di seicentomila abitanti, con porto, industrie varie e magari in crisi, periferie dove spesso si vive male o molto male, un centro ingolfato di auto dove nessuno ha il coraggio di fare non dico un’altra isola pedonale, ma nemmeno uno Ztl, un commercio che soffre, una manutenzione complicata spesso dalla mancanza di senso civico dei cittadini, una presenza di popolazione anziana e quindi fragile con numeri da record europeo, e purtroppo, secondo me il problema più allarmante, la migrazione di molti giovani che servirebbero anche a fare i sindaci, poi un alto tasso di vera povertà, una crescente criminalità? Insomma, i problemi che più o meno hanno tutte le città italiane.

Dunque un candidato/a sindaco che esperienza dovrebbe avere? Una laurea in “Sindacologia”? Averla su tutti questi argomenti mi pare impossibile. Su alcuni magari sì. Ma se pensiamo ai sindaci del nostro passato capiamo che saranno stati bravissimi, ma non possedevano certamente tutte queste “esperienze”. Marco Bucci certamente abile manager del settore biomedicale, Marco Doria un illustre storico e docente universitario, Marta Vincenzi dall’insegnamento alla politica, Provincia e Europarlamento, quindi certamente più vicina alla richiesta dell’esperienza amministrativa, Beppe Pericu perfetto, docente di diritto amministrativo con l’aggiunta della politica in Parlamento, Adriano Sansa, importante magistrato molto attivo, e scendendo indietro troviamo un impegnato sindacalista come Fulvio Cerofolini, un serio farmacista come Cesare Campart, avvocati appassionati come Vittorio Pertusio e Giovanni Tarello, ingegneri come Augusto Pedullà e partigiani-giornalisti come Gelasio Adamoli. Ognuno con la sua specifica esperienza e storia umana. Non credo che essere ingegnere sia motivo di particolare esperienza per fare il sindaco. Certo che serve se si dovrà costruire un ponte. Idem per un avvocato, amministrativista o per un commercialista. Ma un insegnante non puo? E un chirurgo come Ignazio Marino che resse Roma?

Guardiamo a altri casi recenti non genovesi. Penso a Sergio Cofferati, popolarissimo e battagliero segretario generale della Cgil, poi sindaco di Bologna non bolognese, che portò in piazza tre milioni di persone proprio contro le modifiche alla norma sui licenziamenti senza giusta causa voluta dal governo Berlusconi. Giorgio Gori produttore televisivo sindaco di Bergamo, Roberto Gualtieri, storico e sindaco di Roma e Chiara Appendino che divenne sindaca di Torino dopo esperienze come dirigente sportiva.

Insomma la critica sulla “presunta” e ripeto presunta poca esperienza di Silvia Salis mi pare non reggano.
Il vero problema è che non esistono più “scuole della politica” cancellate insieme alla fine dei partiti tradizionali. Le storiche scuole del vecchio Pci, che spesso spediva i migliori alunni a fare gli “stages” a Mosca e quella altrettanto rigorosa della Democrazia Cristiana, dalla parrocchia sotto casa all’Azione cattolica.
In questi giorni su Primocanale stiamo raccontando nella trasmissione “Ti ricordi?” la vicenda del professor Filippo Peschiera prigioniero delle Brigate rosse nel 1978. Ecco lui, docente di diritto del lavoro, esponente di punta della Dc, creò a Genova proprio una Scuola di formazione politica che sfornò personaggi molto preparati. Poi lo ha fatto anche Gianni Letta con la sua Scuola di Politiche attiva anche a Genova.

Per il resto ognuno ha le sue esperienze di lavoro, in campi diversi. Avvocati, ingegneri, sindacalisti, insegnanti, medici e anche giornalisti e scrittori o personaggi di cinema e tv e se hanno la stoffa perché non potrebbero candidarsi? La guida di una città, prospettiva da far tremare i polsi, si costruisce giorno dopo giorno, magari anche con l’aiuto di una squadra forte di altre esperienze, con l’impegno, la passione e , soprattutto , l’ascolto di chi, in questa città, deve vivere o sopravvivere.
Alla fine il giudizio sull’esperienza di un sindaco o di una sindaca non si può dare prima, basandolo su valutazioni molto difficili, ma durante il mandato e sicuramente dopo. Verificando se ha fatto quello che aveva promesso di fare. O no.

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