Silvia Salis: “A Genova si vive bene, ma non tutti vivono bene”. Pietro Piciocchi: “Nel programma non voglio scrivere sogni irrealizzabili”. E’ vero, la campagna elettorale per le elezioni comunali di Genova è appena partita, eppure rispetto al passato mi sembra di cogliere un elemento di diversità: c’è più attenzione alle attese delle persone. L’impressione, cioè, è che si vada verso una propaganda che non avrà (solo) l’acre sapore della… propaganda.
L’affermazione della campionessa – è il caso di dirlo – del centrosinistra sottace un tentativo difficile e però importante: mettere mano alle diseguaglianze, che nel capoluogo ligure esistono, nonostante le sue moltissime e riconosciute qualità. Dall’altra parte, quando vedi il vicesindaco vicario e candidato del centrodestra fiondarsi a Sestri Ponente per verificare se si può scongiurare la chiusura della Giglio Bagnara con la collaborazione di Tursi, beh hai la sensazione che le istituzioni si stiano occupando dei problemi concreti dei genovesi. Insomma: il clima è migliorato, l’aria politica è diventata più respirabile.
Accordi nel nome di Genova
Poi, chiaro, non tutte le ciambelle riescono col buco, quindi può essere che la Salis e/o Piciocchi falliscano nei loro intenti. Però, prevedibilmente, almeno ci avranno provato. Non è una cosa normale, in questo disgraziato Paese. Non so dire se sia improvvisamente colto da una ondata di ottimismo, ma mi spingo oltre: da Salis e da Piciocchi mi aspetto persino che si mettano d’accordo su alcune cose, indossando non la maglietta delle rispettive parti, bensì quella del primario interesse di Genova.
Per carità, ci sono argomenti sui quali i due candidati sindaco sono distanti e non sono disposti a derogare, anche per non creare difficoltà alle coalizioni che li sorreggono. A questa necessità soprattutto sembrano rispondere le reciproche “punture” in materia di sicurezza e mancanza di contenuti, ad esempio. Tuttavia, sono abbastanza sicuro che se servisse la spinta dell’intero consiglio comunale Salis e Piciocchi saranno i primi a darla. A prescindere da chi sarà in maggioranza e quindi da chi avrà vinto la singolar tenzone.
Le ragioni di un voto “utile”
Ho una mia convinzione, anche se non la esprimo, almeno in termini di endorsement. Dico, questo sì, due buone ragioni che possono rendere “utile” il voto. Per Salis: è giovane, è donna ed è falso che non abbia l’esperienza necessaria, perché non diventi vicepresidentessa vicaria del Coni se non sai destreggiarti con la politica e con i numeri della complessa macchina che governa lo sport italiano.
Per Piciocchi: è giovane, ha esperienza perché da otto anni si occupa in vari ruoli dell’amministrazione di Genova, è un avvocato e pertanto sa come si gestisce una legge, conoscendone le più nascoste spigolature. Poi sto con il collega Mario Paternostro: solo a cose fatte, al massimo in corso d’opera, si potrà esprimere un giudizio.
Faccio il democristiano? Sì. E forse arriverò in questo modo fino all’ultimo. Non voto a Genova e devo reputarla una fortuna. Perché oltre ai motivi che semplicemente e semplicisticamente ho espresso ce ne sono molti altri che mi indurrebbero a preferire ora Salis ora Piciocchi.
Una competizione che migliora
Questa, a ben vedere, è la condizione ideale che posso augurare ai genovesi. Dati i fatti pregressi, a dir poco imbarazzanti, non era affatto scontato per il litigiosissimo centrosinistra. E quanto al centrodestra, non ho dubbi che sia stata proprio l’inattesa scelta finale dell’altro fronte a spingerlo su posizioni più vicine al cittadino. In poche parole, a migliorarsi.
La morale di tutto è una: in base ad alcuni segnali inequivoci, si sta verificando ciò che rende la politica l’arte del possibile nel senso nobile, cioè occuparsi del bene comune. Sono soltanto le premesse, vero. Ma “rebus sic stantibus”, ho la sensazione che queste premesse Salis e Piciocchi non le tradiranno.
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