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7 minuti e 37 secondi di lettura
di Franco Bampi

1. Pasqua, festa laica
2. Pasqua, festa di gite
3. Pasqua, festa di proverbi
4. Pasqua, festa di religione

1. Pasqua, festa laica

Nel giorno di Pasqua si celebra la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo che sconfigge la morte e ci apre le porte del Paradiso. Ma degli aspetti religiosi ne parlerò più avanti. Qui mi è caro trattare degli usi del popolo in questa festività gioiosa. E come sempre, uno degli aspetti dove la tradizione prende corpo è il pranzo pasquale. Sebbene non sia così ricco come il pranzo natalizio, pur tuttavia presenta cibi da menzionare con interesse. Mi fa da guida Nicolò Bacigalupo che tratta della Pasqua nel suo libretto Inni civili: costumanze genovesi nelle grandi solennità della Chiesa.
Il piatto più tradizionale sono le leitûghe pìnn-e in bròddo (lattughe ripiene in brodo); la lattuga così insipida che diventa più gustosa dei ravioli fa dire a Bacigalupo “Benché Zêna a te rivéndiche / ti ê d’òrìgine divìnn-a” (benché Genova ti rivendichi, sei di origine divina). A questa prelibatezza si aggiungono l’insalàtta e êuve dûe (insalata e uova sode), la torta pasqualìnn-a dalle mitiche trent’e træ sféugge (trentatré sfoglie come gli anni di Cristo, ovviamente impossibile da realizzare!) e che si fa (ricordiamolo!) con le giæe (bietole) e non con le articiòcche (carciofi). Non può mancare la çimma (cima), una sacca di carne ripiena e il cavagnìn, un canestrino di legno, fasciato di pasta, con due o più uova dentro, da dare ai fanciulli. A questi cibi spesso si accosta l’agnéllo pasquâle, di pasta di mandorle, con la bandiera di Genova e che fu simbolo della Repubblica di Genova.
Ma perché si ha questa predominanza di uova (e non ho citato tutte quelle di cioccolato)? Per molti scrittori, l’origine sarebbe dovuta al fatto che le uova erano proibite durante la Quaresima già dall’epoca di Carlo Magno, ritenendole assimilabili alla carne. Pertanto le uova raccolte nei pollai venivano colorate e conservate per la domenica di Pasqua quando sarebbe stato consentito mangiarle.
Infine ricordo che al suono delle campane che annunciano la risurrezione di Cristo, tutte le acque del mondo diventano benedette. Per questo tutti, ma in particolare i bambini, si lavavano gli occhi come ha ricordato il Papa: «Vi consiglio: la mattina di Pasqua portate i bambini al rubinetto e fategli lavare gli occhi. Sarà un segno di come vedere Gesù Risorto».

2. Pasqua, festa di gite

Si sa che nel periodo pasquale è tradizione fare la gita fuori porta. Ma in quale giorno? Beh, sono convinto che la risposta di ognuno di voi sia il lunedì dell’Angelo (non chiamatelo pasquetta!). Non era così verso la fine dell’Ottocento. Bacigalupo infatti scrive che a Pasqua (e non il lunedì dell’Angelo),
... L’êa de rîto ...
d’andâ a-o Mónte a fâ baldòria,
co-a frîtâ into cavagnìn,
d’andâ in bétoa pe petròlio
e pe scîgoe in Cianderlìn
... (il genovese) d’andâ a-o Mónte o se fa ’n òbligo
co-a sò tórta pasqualìnn-a
êuve dûe, leitûga tênia
e unn-a bèlla çìmma pìnn-a.
(era di rito ... d’andare a Nostra Signora del Monte a fare baldoria / con la frittata nel cestino / d’andare nella bettola per petrolio – cioè vino / e per zufoli in Pianderlino / ... – il genovese – d’andare al Monte si fa obbligo / con la sua torta pasqualina / uova sode, lattuga tenera / e una bella cima ripiena).
Ricordo che la scîgoa: è uno zufolo rustico fatto colla corteccia dei polloni di castagno, di salice e simili .

3. Pasqua, festa di proverbi

Vari sono i proverbi che coinvolgono la domenica di Pasqua. Eccone alcuni.
A Pàsqua quartétti, tórte, leitûghe pìnn-e, abóndan davéi in tùtte-e cuxìnn-e (a Pasqua quarti di agnello, torte, lattughe ripiene, abbondano davvero in tutte le cucine): tutta la tradizione pasquale in un solo proverbio!
Va tànti agnélli a Pasqua quànti beu a Dênâ (vanno tanti agnelli a Pasqua quanti buoi a Natale): la morte non guarda in faccia a nessuno.
Discorìmmo d’êuve che l’é chi Pàsqua (Parliamo d'uova che è qui Pasqua): di questo argomento è meglio non parlarne.
Âta ò bàssa, d’arvî l’é Pàsqua (alta o bassa d’aprile è Pasqua): su certe cose c’è poco da fare: capitano anche se noi non le vogliamo.
Ma quest’ultimo proverbio è proprio vero? Beh, se andiamo a vedere le date più recenti scopriamo che nel 2005 il giorno di Pasqua è stato il 27 marzo, mentre nel 2008 è stato il 23 marzo. Quindi non è vero che Pasqua cade sempre d’aprile! In effetti, secondo quanto stabilito dal Concilio di Nicea nel 325, la Pasqua cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera (21 marzo). Pertanto, secondo questa indicazione la Pasqua cade sempre tra il 22 marzo e il 25 aprile. Questo fatto è ricordato da un proverbio italiano: di marzo ai ventidue vien la Pasqua più bassa; d’aprile ai venticinque ci arriva e mai li passa.
Per rendersi conto di quanto appena detto, basta pensare che se il primo plenilunio di primavera si verifica il giorno dell’equinozio stesso (21 marzo) e se tale giorno è un sabato, allora Pasqua si avrà il giorno immediatamente successivo, ovvero il 22 marzo. L’atro caso estremo è che il plenilunio si verifichi il 20 marzo: in questo caso occorre aspettare 29 giorni per avere il plenilunio successivo, arrivando così al 18 aprile. Ma se questo giorno è una domenica, allora occorre fissare la data della Pasqua alla domenica ancora successiva, ovvero al 25 aprile.

4. Pasqua, festa di religione

La Pasqua è la più importante festa del Cristianesimo, essendo il giorno in cui, terminata la passione di Nostro Signore Gesù Cristo, si celebra il mistero della risurrezione, nel quale Cristo ha annientato la morte ed ha rigenerato i fedeli per una speranza viva di salvezza.

La Pasqua, dunque, è il fondamento della nostra Santa Religione; così si esprime il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1169: “Per questo la Pasqua non è semplicemente una festa tra le altre: è la «festa delle feste», la «solennità delle solennità», come l’Eucaristia è il sacramento dei sacramenti (il grande sacramento)”.
Alla Pasqua sono legate altre ricorrenze religiose, ma non solo. Il Tempo di Carnevale comincia 64 giorni (9 settimane) dalla Pasqua. I sei giorni di festeggiamenti del Carnevale iniziano il Giovedì Grasso e terminano il Martedì Grasso, che è il giorno che precede il Mercoledì delle Ceneri; quest’ultimo, che segna l’inizio della Quaresima, ricorre quaranta giorni prima della Pasqua, se si escludono le domeniche; ovvero quarantaquattro giorni prima del Venerdì Santo se si conteggiano anche le domeniche.

In genovese il Mercoledì delle Ceneri è detto Macordì schiöto, la parola schiöto è il participio passato del verbo scuâ, sgrassare, perché da questo giorno cominciano i digiuni e l’astensione dalle carni.
La domenica prima di Pasqua è la Domenica delle Palme, ricorrenza in cui vige la tradizione di benedire un rametto d’ulivo e la palma, in genovese parmê, costituita da
ramo di palma intrecciato. La Quaresima termina il Giovedì Santo con due distinte celebrazioni liturgiche. Al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con solenne cerimonia consacra il Sacro Crisma, cioè l’olio benedetto da usare per tutto l’anno per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. Nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione della Messa in Cena Domini, cioè la ‘Cena del Signore’. A questo punto, per ricordare la morte di Gesù, vengono legati i batacchi delle campane, affinché non possano suonare. Al posto delle campane nelle funzioni religiose si usa allora il crepitacolo, uno strumento di legno, con maniglie di ferro o palle di legno, che produce rumore agitandolo; in genovese ha il nome di batandèlla. Il Venerdì Santo ricorda la morte di Nostro Signore; non si celebra alcuna messa e la Santa Comunione è distribuita con le ostie consacrate la sera prima. In questo giorno è anche usanza fare visita a più chiese per adorare l’Eucaristia presente negli altari della reposizione, detti “sepolcri”. Anche il Sabato Santo non si celebra l’Eucarestia e la comunione viene portata solo ai malati in punto di morte.

Il giorno dopo Pasqua è il Lunedì dell’Angelo (o lunedì di Pasqua), detto così perché in questo giorno si ricorda la manifestazione dell’Angelo alle donne giunte al sepolcro. Putroppo, seguendo una suggestione non ligure, è sempre più diffuso il nome di Pasquetta per indicare il Lunedì dell’Angelo; ma per noi, veri genovesi, la Pasquetta è solo e soltanto il giorno dell’Epifania, il 6 di gennaio. Vi sono poi le feste dopo la Pasqua e che dipendono dalla data della Pasqua. Eccole: l’Ascensione, il 42º giorno dopo la Pasqua, ovvero la 6ª domenica dopo quella di Pasqua; la Pentecoste, il 49º giorno dopo la Pasqua, ovvero la 7ª domenica dopo quella di Pasqua; la SS. Trinità, il 56º giorno dopo la Pasqua, ovvero l'8ª domenica dopo quella di Pasqua; il Corpus Domini, il 63º giorno dopo la Pasqua, ovvero la 9ª domenica dopo quella di Pasqua; la festa del Sacro Cuore di Gesù, il venerdì successivo alla domenica del Corpus Domini ovvero il 68º giorno dopo Pasqua.