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di Franco Manzitti

L'ho già scritto tante volte in questi due anni e due mesi, che non finiscono mai, di pandemia, improvvisa, catastrofica, poi alla quale ci siamo adattati e ora alla quale siamo un po' sordi, con il clamore terribile della guerra. Non si spiegano i numeri delle vittime del Covid, quel numero che ogni pomeriggio, come una sentenza, viene diffuso accanto al numero, in altalena frenetica, dei casi.

Erano ottomila due anni fa, ogni giorno, tenendoci chiusi in quel lock down del 2020 che cambiò le nostre vite. Sono gradatamente scesi, sono risaliti, sono ridiscesi, sembravano scomparsi nella prima estate, dopo la paura tremenda. Sono stati ridotti dalle vaccinazioni in modo costante, anche se mai definitivo.

Ma sono sempre lì. L'ultima settimana i morti per Covid in Italia sono stati 4500. Un numero enorme, cui non riusciamo a dare una ragione. O per lo meno non ce la offrono gli esperti, sempre meno consultati ora che il Cts, Il Comitato Tecnico Scientifico, non c'è più e ora che i virologi, gli esperti, sono un po' evaporati dai mass media, dove si vedono solo le orribili scene della guerra. Siamo alla quarta vaccinazione, siamo alla abolizione graduale, ma decisa, delle “misure di contenimento”, il green pass sta riducendosi, ma ogni giorno quella sentenza echeggia più o meno con gli stessi numeri, centinaia al giorno, spesso sopra i duecento.

Chi muore oggi di Covid, dopo le vaccinazioni quasi a tappeto, chi muore con quella diagnosi nelle statistiche, che ci dicono come le terapie intensive calino continuamente, con numeri anche questi oscillanti, con i reparti ordinari di degenza che lentamente si svuotano anche se non certo definitivamente. Si legga, per esempio, l'allarme dei sindacati dell'Ospedale genovese Galliera, dove i lavoratori denunciano che sono allo stremo delle forze di fronte a due anni di emergenza continua.

Qualche tempo fa il professor Matteo Bassetti aveva lanciato un segnale preciso sul conto delle vittime per Covid, indicando nel sistema di conteggio italiano una distorsione rispetto agli altri Paesi. Da noi si contavano "vittime Covid" tutte quelle decedute "anche" con il Covid, ma non necessariamente solo per la terribile epidemia. Alterando la statistica, come aveva spiegato il direttore della Clinica delle Malattie Infettive di Genova.

"Spesso davanti ai colleghi stranieri mi vergogno per quei numeri, perché sembra che non siamo capaci di curare"

E oggi quella statistica come si compila? Se lo stato di una epidemia grave come questa, che ha piegato il nostro pianeta e continua a farlo (si osservi quello che sta succedendo in Cina dove lock down totali sono diventati la prassi in capitali di centinaia di milioni di abitanti come Pechino e Shangay), viene misurato dal numero delle vittime, il contatore del Covid 19, a quasi due anni e mezzo dal suo esordio, spaventa ancora e molto. Anche se il frastuono della guerra sembra cancellare con le sue tragedie e le sue morti eclatanti quelle morti silenziose. Archiviate ogni pomeriggio con un numerino che poi scompare. Ma che continua a salire, a salire.