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di Maurizio Michieli

GENOVA - La Sampdoria è salva. Evviva la Sampdoria. Evviva Marco Lanna, presidente intelligente e uomo perbene. Evviva Marco Giampaolo ed Emile Audero, gli eroi di un derby che si è rivelato decisivo. Evviva i tifosi blucerchiati, che nel momento più oscuro della stagione hanno saputo mettere in campo la loro generosa fede stringendosi alla squadra ed il loro lato nobile non scendendo in piazza per dare luogo a lugubri e patetici festeggiamenti delle disgrazie altrui. Evviva anche Roberto D'Aversa ed i suoi 20 punti. Ma qui mi fermo.

Questa sofferta permanenza in serie A – con appena 33 punti sinora raccolti – non deve rappresentare per la Samp un punto di arrivo ma il trampolino per una ripartenza. Che non può e soprattutto non deve prescindere da un reale cambio di proprietà. Lanna ha dichiarato che la Sampdoria non avrà comunque problemi ad iscriversi al prossimo campionato di serie A. Gli crediamo, perché a dirlo è lui. Un’eccellente e fondamentale premessa, sebbene le difficoltà restino.

E se non verranno risolte e rimosse alla radice, continueranno a perseguitare la Samp sino a logorarla, spostando solo in avanti le lancette di un destino ineluttabile. Ecco perché bisogna sfruttare la spinta del traguardo di oggi per tramutarlo nel rinascimento di domani. L’ambiguo Vidal la smetta con i teatrini, per accelerare la vendita del club nomini subito un advisor internazionale credibile e ne annunci il nome in una conferenza stampa pubblica.

L’ex presidente ed attuale proprietario agli arresti domiciliari si astenga da astiose ed ignobili ingerenze nei confronti di chi sta operando per mettere una pezza ai guasti creati da lui e dalla sua scellerata gestione, che peraltro ha potuto usufruire per troppi anni di una benevola melassa tutt’attorno per ridurre la Sampdoria sull’orlo del baratro.

Durante questo calvario economico, sportivo e di immagine ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori: passerelle di politici sedicenti sampdoriani in tribuna d’onore accanto al viperetta, parlamentari sedicenti sampdoriani che gli tributavano onorificenze pubbliche attraverso la consegna di targhe vergate dalla scritta “presidente numero 1”, amministratori locali impegnati a riceverlo con tutti gli onori e disposti quasi a regalargli lo stadio “Ferraris”, una stampa mediamente complice e compiacente come mai alcun predecessore ne aveva beneficiato così largamente.

Senza naturalmente rimuovere il “peccato originale”, ovvero quel maldestro ed imbarazzante passaggio di proprietà con cui i Garrone-Mondini si liberarono di un patrimonio di storia, passione e amore come la Sampdoria. Avevano il diritto di farlo, ma anche il dovere morale di adoperarsi per trovare una soluzione finale dignitosa e stabile. Invece hanno gettato, attraverso l’arrivo con tanto di lampeggiante sul tetto dell’auto del padre dell’attuale proprietaria, la società verso l’abisso.

Proprio negli studi di Gradinata Sud a Primocanale – mentre la calata a Genova di una stella polare come Gianluca Vialli con due facoltosi americani al fianco si consumava tristemente nel corso di una cena a Boccadasse nell’indifferenza generale di tutto l’ambiente blucerchiato, Garrone prometteva che la Sampdoria “non sarebbe mai fallita”.

Sino a prova contraria bisogna credergli ma occorre anche cavalcare l’euforia di questa misera salvezza per confermarlo con atti concreti sul terreno di “gioco” e per rilanciare le ambizioni della nostra cara e amata Sampdoria. Che non sono quelle di volere ad ogni costo tornare a vincere coppe e scudetti (magari), i cui irripetibili protagonisti verranno celebrati con tutti gli onori prima, durante e dopo Sampdoria-Fiorentina, bensì di recuperare onore, rispetto, equilibrio nei conti ed un ruolo di cui andare fieri. Come quelli del Fossato, per intenderci. Né più, né meno.

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