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di Elisabetta Biancalani

Il Covid ha rubato tante cose alle persone: alcune vite, socialità, divertimento e anche le gite scolastiche che, sappiamo tutti perché ce lo ricordiamo, hanno rappresentato un capitolo importantissimo della nostra infanzia. Mio figlio ha aspettato con ansia, durante i primi anni di elementari, che arrivasse il momento di fare il torneo Ravano.

Ma quando è stato il momento, c’era il Covid ed è saltato. Sono saltate anche le gite scolastiche da due anni a questa parte. L’anno scorso, in quinta elementare, sono stati comunque portati in gita, tra virgolette, alla foce del fiume Entella di Chiavari, comunque un diversivo in mezzo alle restrizioni della pandemia. Ma quest’anno, di recente, sono state liberalizzate le gite scolastiche! Grande emozione, grandi aspettative.

Ed ecco che, giunto in prima media, è stato portato a Portofino e San Fruttuoso, gita in barca, schizzi d’acqua dalle fontanelle e con le borracce, zainetto pronto con i panini preferiti, due soldi per comprarsi un gelato (in questo caso ovviamente, vista la vicinanza, non è stato il caso di portare a casa un regalino...), e tutti felici e contenti, comunque eccitati per l’esperienza anche se sullo sfondo un po’ di mugugno “ma che peccato avremmo potuto fare una gita più lontani“ c’è stato.

Per non parlare della bimba, prima elementare, la prima gita attesa, tanto attesa, dopo qualche visita agli agriturismi della zona durante l’asilo (a parte gli ultimi due anni). Appena sono state liberalizzate le gite, notizia sentita al telegiornale, è iniziata il tormentone: “Mamma andremo in gita? Le maestre ci hanno detto che dobbiamo fare i bravi”. Un giorno è arrivata a casa col viso triste, dicendo “forse non andiamo in gita” ma io l’ho rassicurata dicendole che sicuramente qualcosa la scuola avrebbe organizzato.

Infatti così è stato! Sulla chat delle mamme è arrivato il tanto atteso un messaggino: il giorno tal dei tali ci sarà la gita scolastica. “Si partirà alle 9 da scuola e si tornerà alle 12, a scuola. Abiti comodi, scarpe possibilmente chiuse, pantaloni non troppo corti, zainetto più piccolo con merenda e borraccia da inserire nello zaino grosso. Grembiule. Se si desidera un cappellino”. La gita sarà al parco di villa Rocca di Chiavari. A circa 1km a piedi dalla scuola.

Ovviamente mia figlia era un po’ gelosa del fratello, perché lui era andato più lontano, fino a Portofino!

Ma alla fine, chi se ne frega della lontananza! L’eccitazione è stata comunque alle stelle, a partire dalla preparazione dei vestiti scelti in modo che i pantaloni arrivassero “poco sotto il ginocchio, come mostrato dalla maestra”, in modo che ci fossero tutti gli ingredienti per un panino e al prosciutto e formaggio, di solito proibito per la merenda mattutina, per la scelta del cappellino tra le decine presenti in casa, e dello zainetto che stesse dentro quello grande della scuola. “Ma poi mamma quando torniamo a scuola studiamo lo stesso anche dopo la gita“ ha detto con un po’ di amarezza.

Ma il giorno della gita alle 6:30 in punto era già alzata e vestita di tutto punto. Già col cappellino in testa in casa, pronta a fare colazione. Avrebbe voluto che il tempo corresse, avrebbe voluto prendere lo scuolabus prima, come se questo servisse ad accelerare il momento della partenza per la gita. Non c’è una morale, solo tanta tenerezza.

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