GENOVA -"Tutti gli immobili di Certosa a causa della tragedia di Ponte Morandi sono stati svalutati circa il 10% in più delle altre case e uffici del resto della città: lo dicono gli studi degli esperti in immobili, per questo abbiamo diritto anche noi ad un indennizzo".
Non solo: c'è anche chi sostiene di poter provare con certificati medici di periti della Asl che a causa del crollo e dei conseguenti disagi da quel giorno avverte ansie e stati depressivi che rendono molto più difficile la vita.
Si potrebbero condensare in queste due fattispecie le richieste degli oltre duecento soggetti di Certosa e dintorni che giovedì 7 luglio nella prima udienza del processo di Ponte Morandi dopo essere stati esclusi dagli indennizzi di Autostrade tenteranno di rifarsi provando ad aggiungendosi alle 330 parti civili già accettate dai giudici in sede di udienza preliminare.
Si tratta di soggetti che perlopiù fanno parte del Comitato Zona Arancione assistiti da un pool di avvocati (Raffaele Caruso, Andrea Mortara, Graziella Delfino, Martina Caputo, Federico Repetti, Lara Steccone, Francesca Bruzzone e Ilaria Angiletta), o del comitato Ai Confini della zona rossa e Assoutenti, associazione ammessa come parte civile a tutela degli interessi degli utenti delle autostrade e dei cittadini genovesi danneggiati dalla tragedia e assistita dagli avvocati Giuseppe Terrasi, Stefano Silvestri, Luca Cesareo e Rosanna Stefano.
Assoutenti ha chiesto come testi nomi importanti: l'ex premier Giuseppe Conte, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, ma anche tutti i ministri dei trasporti che si sono succeduti al Governo dal 1998 al 2018, Claudio Burlando, Tiziano Treu, Pier Luigi Bersani, Pietro Lunardi, Antonio Di Pietro, Alessandro Bianchi, Corrado Passera, Maurizio Lupi, Graziano Delrio, Danilo Toninelli, nonché tutti i presidenti delle Commissioni Trasporti di Camera e Senato nominati tra il 1998 e il 2018".
Le istanze delle nuove potenziali parti civili sono state vagliate con molta attenzione dagli avvocati per evitare guai con la legge: un'indagine coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati nei mesi scorsi ha infatti accertato che alcuni soggetti avevano richiesto gli indennizzi pur non avendone diritto presentando documentazioni fasulle. Ben trenta fra abitanti e impresari sono stati così indagati con l'ipotesi di truffa.