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Cronaca

Sunny Obi, portavoce dei duemila nigeriani genovesi: "Non è razzismo ma opera di un folle e solo una circolare dell'ambasciata ha evitato manifestazioni di protesta anche a Genova. Una comunità integrata perchè i ghetti si evitano accogliendo non respingendo"
2 minuti e 23 secondi di lettura
di Michele Varì
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GENOVA -"La vera vergogna non è l'aggressione ma chi avrebbe dovuto controllare quel pazzo e i passanti che invece di fermare l'assassino hanno ripreso tutto con il telefonino".

A parlare dell'omicidio di Alika Ogochukwu, l'ambulante nigeriano massacrato da un italiano a Civitanova Marche, è Sunny Obi, mediatore culturale e storico portavoce della comunità nigeriana a Genova.

"Sono molto amareggiato perchè l'omicidio del nostro connazionale nelle Marche non doveva accadere, Alika era un padre di famiglia, un ambulante che chiedeva l'elemosina, purtroppo è finito davanti alla persona sbagliata nel momento sbagliato, il fatto che fosse ambulante e di colore forse ha influito, ma io non parlerei di razzismo perchè l'aggressore era un malato di mente che avrebbe potuto aggredire chiunque

Sunny poi rivela che probabilmente se non fosse intervenuta l'ambasciata con una circolare inviata a tutte le comunità italiane il delitto di Civitanova avrebbe innescato manifestazioni e proteste in tutta Italia, Genova compresa: "Il messaggio dell'ambasciata ha inviato alla calma ribadendo la massima fiducia nella giustizia italiana, questo ha calmato gli animi".

Il portavoce della comunità nigeriana è invece molto duro con altri soggetti coinvolti nella tragedia:
"I tutori e le autorità che avrebbero dovuto controllare quella persona pericolosa. La cosa che mi amareggia di più sono le persone, i passanti che filmavano e non sono intervenuti fisicamente, una vergogna, quanto accaduto non è degno di un Paese civile come l'Italia".

La nota positiva in questa tragedia per Obi è che per una volta l'aggressione è stata criticata e ci sono state parole di solidarietà alla famiglia della vittima da tutte le forze politiche, da destra a sinistra: "Aggredire un ragazzo con una stampella significa picchiare un disabile, equivale a dire che quel folle poteva aggredire una donna o un bambino".

La comunità nigeriana a Genova conta di circa duemila persone: anni fa ci sono stati molti problemi al suo interno, spaccio e prostituzione, ma adesso la situazione è migliorata in modo sensibile grazie all'integrazione.

"Noi abbiamo lavorato molto per togliere le prostitute dalla strada e combattere lo spaccio, ma nello stesso tempo è stato determinante che a chi è stato o tolto il suo unico sostentamento sia stato concesso qualcosa, in modo che queste persone possano  sopravvivere, magari con un pezzo di carta (il permesso di soggiorno nrd). solo così avviene la vera integrazione, che poi è quello che per fortuna sta avvenendo in Italia".

Duemila nigeriani a Genova, migranti che un tempo vivevano perlopiù nel centro storico, ora la situazione è cambiata?

"Come tantissimi anni fa quando arrivava la gente del sud e si concentrava nel centro storico, ora, nel momento che iniziano ad avere qualcosa da vivere e a stare un po' meglio, anche i nigeriani cominciano a stare anche lontano dal centro storico, che forse non è più la zona dove vive la maggior parte dei nigeriani, visto che la comunità sta a Cornigliano, a Sampierdarena, sta ovunque e non è più ghettizzata come era un tempo nel centro storico".

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