GENOVA -Iniziata e subita rinviata l'udienza del processo per il crollo del ponte Morandi avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 vittime. Un rinvio obbligato per la preannunciata astensione degli avvocati penalisti proclamata per protestare contro la carenza del personale nel tribunale di Genova e lo slittamento delle udienze al 2025.
Il processo vede imputate 59 persone fra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata titolare delle manutenzioni) e tecnici, ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche.
Presente in aula come sempre Emmanuel Diaz, fratello di Henry morto sul Morandi, "se oggi ci troviamo qui è perchè le persone sotto accusa si comportano come dei criminali come attestato dalle carte in modo ampio, carte che una volta scoperte ci obbligheranno ad assistere ad ulteriori processi".
Autostrade e Spea sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni di euro.
Secondo l'accusa tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla seguendo la logica del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai soci.
Nella prima udienza si parlerà delle parti civili, i soggetti danneggiati dal crollo del ponte che sono ben settecento.
"Nella primissima fase del dibattimento - spiega Raffaele Caruso, avvocato Comitato familiari vittime Morandi - ci sarà l'individuazione dei soggetti che parteciperanno al processo, dai responsabili civili alle parti civili, sappiamo che sono state presentate moltissime costituzioni e su queste gli avvocati difensori hanno diritto a chiedere l'esclusione, poi dopo eventuali contraddittori il giudice, dopo il tempo che riterrà opportuno, deciderà quali soggetti accettare come parte civili".
Per spiegare il motivo dello sciopero gli avvocati penalisti hanno indetto un tavola rotonda: fra i motivi dell'agitazione la carenza di organico nel tribunale genovese e il rinvio al 2025 di molti processi.
Lo spiega Fabiana Cilio, presidente camera penale Genova, "a Genova mancano quindici giudici che nel dibattimento penale di Genova equivale al 50% quindi i processi non si possono celebrare per la mancanza di magistrati".
Proprio per la gravità della situazione a Genova è arrivato anche il presidente delle camere penali italiane Gian Domenico Caiazza: "Siamo qui per manifestare la solidarietà della giunta nazionale ai colleghi di Genova, ma il grave problema denunciato a Genova si replica in diversi fori d'Italia. C'è un problema strutturale di carenza di magistrati e di personale di cancelleria questo comporta che gli uffici giudiziari siano costretti a fare delle scelte di priorità nella trattazione dei processi e dove si sono processo di grande attenzione mediatica accade che le poche risorse disponibili vengano concentrate su quel processo a discapito degli altri e il resto dell'attività è semplicemente paralizzata"