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Cronaca

Hanno chiesto di farne parte in 600: in attesa anche il comitato dei familiari delle vittime
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di Michele Varì

GENOVA - Riprende oggi il processo per la tragedia causata dal crollo di Ponte Morandi del 14 agosto 2018 che ha provocato la morte di 43 persone: all'ordine del giorno quali delle 600 parti civili che si sono presentate saranno accolte e quali no. Attesa anche di sapere se verrà ammesso il Comitato dei familiari delle 43 vittime.

Alla sbarra davanti a un collegio di tre giudici presieduto da Paolo Lepri ci sono 59 imputati tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea, ex ed attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche della Liguria. Le due società erano già uscite dal processo come imputate dopo il patteggiamento a circa 30 milioni.

Secondo l'accusa tutti gli imputati sapevano delle condizioni del ponte ma non sarebbero state fatte le manutenzioni per risparmiare e garantire così più utili.


Nelle prossime settimane la procura chiuderà anche le indagini per l'inchiesta bis aperta sull'incuria delle infrastrutture nata dopo il crollo e riguardante le barriere antirumore difettose, le gallerie non a norma e i falsi report sugli altri viadotti che vede coinvolte 56 persone.

Al proposito il giudice per l'udienza preliminare Matteo Buffoni ha accolto il patteggiamento di Aspi e Spea. Le due società pagheranno oltre un milione per uscire dall'inchiesta. Nel dettaglio Aspi ha patteggiato poco più di 600 mila euro mentre Spea 490 mila.
La procura aveva dato parere favorevole: con il patteggiamento il giudice ha "certificato" il cambio di passo della nuova gestione di Aspi, in continuità con la scelta del primo patteggiamento per consentire all'azienda di proseguire il suo piano di ammodernamento e garantire continuità al servizio.
Autostrade e Spea avevano pagato circa 30 milioni nel patteggiamento sul crollo del ponte Morandi, uscendo ufficialmente dal processo penale.

Il 20 ottobre è prevista l'udienza per la selezione delle intercettazioni in questo secondo filone di indagine che vede indagate oltre 50 persone tra le quali oltre a Nanni l'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, Michele Donferri Mitelli, ex responsabile delle manutenzioni di Aspi, Paolo Berti, ex direttore delle operazioni centrali, Antonino Galatà, ex ad di Spea, la società che si occupava delle manutenzioni.
Le accuse vanno dall'attentato alla sicurezza dei trasporti al falso, dalla frode alla tentata truffa. I pm avevano spiegato: prima del crollo nella galleria Bertè sulla A26 Genova-Gravellona Toce dalla cui volta a dicembre 2019 si staccarono due tonnellate di cemento, la Commissione permanente delle Galliera aveva imposto da Aspi la chiusura dei tunnel a rischio. Disposizione disattesa fino al 2020.

A fine ottobre i pubblici ministeri Stefano Puppo e Walter Cotugno notificheranno l'avviso di conclusione delle indagini mentre la richiesta di rinvio a giudizio potrebbe arrivare entro fine anno.

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