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Cronaca

E' quanto disposto dal perito del giudice: la relazione verrà discussa il prossimo 3 novembre
1 minuto e 53 secondi di lettura
di R.P.

GENOVA - Alberto Scagni, l'uomo di 42 anni che lo scorso maggio uccise a coltellate la sorella Alice sotto casa "è seminfermo" di mente. È quanto stabilito da Elvezio Pirfo, il perito del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni, il quale ha depositato la sua relazione che verrà discussa il 3 novembre.

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"Alberto Scagni - trapela da fonti investigative - è portatore fin dalla prima età adulta di un grave disturbo di personalità di tipo antisociale, narcisistico e borderline complicato da un disturbo di poliabuso di sostanze psicoattive tra cui alcol e cannabis. Non è affetto da schizofrenia. Al momento dell'arresto non era in condizione critica da astinenza da sostanze psicoattive da fare ipotizzare l'esistenza di una cronica intossicazione".

"Scagni ha una infermità mentale per cui la sua capacità di intendere e volere risultava grandemente scemata ma non del tutto esclusa. È capace di stare in giudizio".

A questo punto l'uomo, difeso dagli avvocati Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, potrà ottenere uno sconto di pena. Non è escluso che possa farsi interrogare e alla luce dell'interrogatorio i suoi legali potranno chiedere in futuro una nuova perizia.

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Dopo l'omicidio la procura aveva aperto un fascicolo per omissione: anche i genitori, tramite l'avvocato Fabio Anselmo, avevano presentato in procura un esposto per omissione di atti d'ufficio e morte come conseguenza di altro reato. I familiari hanno puntato il dito contro le omissioni delle forze dell'ordine e della dottoressa della Salute mentale.

Per mamma e papà sarebbero stati sottovalutati gli allarmi e le richieste di aiuto: se fossero stati ascoltati e se si fosse intervenuti, Alice si sarebbe salvata. Scagni aveva ucciso la sorella, madre di un bimbo di un anno e 4 mesi, perché voleva più soldi dalla famiglia.

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Nella denuncia, i genitori avevano riperso l'escalation di violenza prima dell'omicidio: dai pugni contro la casa della nonna in piena notte e il tentato incendio della porta dell'anziana, fino alla telefonata di minacce fatta ai genitori sette ore prima dell'omicidio. "Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia", aveva accusato Antonella Zarri, mamma dei due ragazzi.