GENOVA - Renato Scapusi ha ucciso la sua ex compagna Clara Ceccarelli con crudeltà ma senza premeditazione.
Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Assise di appello di Genova che hanno confermato la pena dell'ergastolo inflitta in primo grado per l'omicidio del febbraio dell'anno scorso all'ex compagno della vittima, straziata nel suo negozio di via Colombo con 96 coltellate. Da qui l'aggravante della crudeltà.
Proprio l'arma usata dall'uomo, un sessantenne depresso e schiavo del gioco, mai ritrovata dagli inquirenti ha permesso ai giudici della Corte di Assise di escludere la premeditazione visto che l'avvocato dell'assassino Stefano Bertone ha sempre sostenuto che il suo assistito era stato vittima di un raptus e l'arma usata l'aveva trovata nel negozio teatro del delitto. Fra le ipotesi degli inquirenti anche quella che il coltello fosse stato preso pochi minuti prima in un negozio della zona.
La mancanza di premeditazione permette all'avvocato Bertone di annunciare un ricorso in Cassazione per tentare di fare diminuire la pena inflitta al suo assistito.
La tragedia dell'uccisione di Clara aveva avuto un infausto seguito nei mesi scorsi con il decesso del figlio disabile Mauro: una morte che sembrava nascondere un altro omicidio, ma gli accertamenti svolti dalla polizia hanno escluso ogni fatto violento, l'uomo sarebbe stato ucciso da alcune lesioni all'apparato digerente forse provocate dai farmaci che assumeva da sempre.
Scapusi è rinchiuso nel centro clinico del carcere di Marassi, in evidente stato di depressione, ma le perizie hanno escluso che quando ha ucciso non fosse capace di intendere e di volere: le sue condizioni sono state definite assenti, un detenuto che non partecipa alle attività di rieducazione vive la reclusione in modo passivo, per questo dopo avere tentato già in un'occasione di togliersi la vita viene sorvegliato a vista dagli agenti penitenziari e anche dagli altri detenuti.