Avevano simulato un incidente stradale con un'auto pirata per nascondere quello che invece era stato un infortunio sul lavoro. I fatti risalgono all'ottobre del 2018 quando alcuni operai impegnati sulla A12 tra i caselli di Chiavari e Lavagna per la rimozione di alcune barriere avevano denunciato che un loro collega era stato investito all'alba da una auto pirata che lo aveva trascinato per alcuni metri. L'operaio, ricoverato in gravissime condizioni, era rimasto paralizzato.
La polizia stradale dopo aver acquisite le immagini delle telecamere notano una sola vettura transitare nel tratto a quell'ora e la rintracciano a Bologna. La macchina però non presentava alcuna ammaccatura. Nei mesi successivi il colpo di scena: arriva in procura una telefonata anonima che racconta tutta un'altra storia. Un uomo spiega di essere amico di uno degli operai e di avere saputo che la vittima non era stata investita ma era caduta all'inizio del viadotto rio Rezza mentre usava un macchinario che si era ribaltato.
I colleghi lo avevano preso, caricato su un furgone, e portato in strada simulando l'incidente. A questo punto gli investigatori coordinati dal pubblico ministero Daniela Pischetola scoprono che nel frattempo il mezzo ribaltato era ad Asti e ne era stato denunciato il furto. Il macchinario aveva alcuni pezzi mancanti. Il datore di lavoro, gli operai e la stessa vittima hanno sempre sostenuto la tesi dell'investimento ma il pubblico ministero che in questi giorni ha chiuso le indagini li ha invece indagati a vario titolo per lesioni gravissime, simulazione di reato e favoreggiamento.