LIGURIA - Non solo un accordo milionario per tornare in possesso delle autostrade, ma anche il rischio di dover pagare i risarcimenti nel processo legato al crollo di Ponte Morandi: per questo motivo la Corte dei Conti ha espresso un parere fortemente negativo nei confronti dell'accordo tra il Governo e Autostrade per l'Italia. Il parere era stato richiesto proprio dal Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, a seguito della firma dell’accordo transattivo, accordo che avrebbe dovuto porre fine ad un contenzioso sorto dopo la tragedia e si tratta dell'approvazione che rappresenta la principale condizione di efficacia del contratto di compravendita tra Atlantia e il Consorzio guidato da Cassa Depositi e Prestiti (CDP). La Corte dei Conti scrive che l'accordo "potrebbe palesare criticità in ordine all'equilibrio economico e, quindi, alla sua sostenibilità, in assenza di documentazione relativa all'operazione di riassetto societario che consenta di dedurne i termini economico - finanziari". Non sono chiari i confini delle concessioni della controparte, "soprattutto laddove fosse la stessa parte pubblica, acquirente delle quote di Aspi, ad assumere, di fatto, l'onere della transazione stessa". Ciò significa che viene messa in discussione la validità stessa dell'accordo.
L'organo ha poi posto l'accento sul parere dell'Avvocatura Generale dello Stato che ha illustrato i rischi qualora il procedimento penale in corso su Ponte Morandi giungesse, dopo il dibattimento, ad accertare la responsabilità del concessionario. In questo caso, ci si troverebbe di fronte ad un impasse dato che è prevista "la pena accessoria dell'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per il caso di omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Potrebbero, inoltre, rendersi applicabili le cause di esclusione facoltative previste dall'art.80, comma 5, dal Codice dei contratti, essendo (...) opinabile che l'attivazione di tali cause pubblicistiche di decadenza, le quali sono poste anche nell'interesse di terzi, resti preclusa per effetto dell'intervenuta transazione".
L'ultimo punto toccato, però, è forse quello che più mette in allarme i cittadini, parte della politica e soprattutto i familiari delle 43 vittime che persero la vita in quel tragico 14 agosto 2018. Nell'accordo, infatti, non si parla di manleve in relazione ad eventuali oneri legati al contenzioso di Ponte Morandi: ciò significa che per come è stato redatto, lo Stato rischierebbe in futuro di dover far fronte ad eventuali risarcimenti richiesti dalle parti civili. "Tutto questo accordo è avvolto da incertezze e opacità, restituendolo al Ministero delle Infrastrutture che non ha fornito tutti gli atti nemmeno ai parlamentari, documenti non pubblici, ma tenuti segreti anche alla Corte dei Conti", spiega il senatore de L'Alternativa c'è Mattia Crucioli. "Quello che emerge è che si sta pagando 8 miliardi alla società Autostrade senza avere le giuste garanzie. Il risarcimento dei danni ottenuto da Regione Liguria e Comune di Genova potrebbe essere a carico dei nuovi azionisti, ovvero dello Stato. Ho fatto diversi esposti alla Corte dei Conti e alla Procura: ma la nostra vera preoccupazione è un'altra".
"Domani il Cipes intende chiudere la partita, una truffa ai danni dei cittadini italiani, poiché vuole dare il via libera al piano economico finanziario"
Per questo motivo il senatore Lucio Malan ha presentato un'interrogazione in Senato su questo tema, mentre da Crucioli è arrivata una diffida. "I venditori guadagnano perché vendono a Cassa Depositi e Prestiti investimenti privati, mentre lo Stato acquista un bene che nei prossimi anni fa pagare di più i pedaggi ai cittadini, ripagando così lo sforzo di Cassa Depositi e Prestiti che ha super valutato le quote di Benetton. Ho fatto questa diffida, poiché ormai quasi tutti gli step sono stati perfezionati per le condizioni di efficacia dell'acquisto. Se avvenisse l'approvazione del Cipes, tutte le condizioni amministrative sarebbero adempiute".
"Rimane la speranza nella magistratura poiché Aspi è stata rinviata a giudizio per omicidio colposo, qualora fosse condannata non potrebbe più contrattare con lo Stato poiché verrebbe sospesa la concessione e lo Stato comprerebbe una scatola vuota. Altrimenti resterebbe la procura penale di Roma"
Il quadro è davvero preoccupante anche perché da una parte "ci sono tantissime pressioni per far uscire Aspi dal procedimento", oltre che si sta cercando di ricorrere a tutti gli escamotage possibili per ritardare il dibattimento. "C’è materia a sufficienza perché venga coinvolto immediatamente il Parlamento e sarebbe pertanto opportuno che la Commissione Trasporti della Camera convocasse al più resto il ministro Enrico Giovannini (MIMS) e l’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, Dario Scannapieco", a dirlo sono i deputati di Fratelli d’Italia della Commissione Trasporti Marco Silvestroni e Mauro Rotelli e della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici Tommaso Foti Alessio Butti.