GENOVA - Incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi nonché apologia di gravi crimini anche di tipo terroristico come omicidi e stragi oltre che di diffusione di materiale pedopornografico.
Sono questi i gravissimi reati contestati dalla polizia di stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova, che stamane all'alba ha eseguito tre misure cautelari (due in carcere e una ai domiciliari) nei confronti di altrettanti giovani accusati di far parte del canale Telegram "Blocco Est Europa" (ora chiuso), che è anche il nome dell'operazione. In tutto ci sono sei indagati fra cui un minorenne, un quindicenne, residente nell'Imperiese.
Fra le persone più esaltate e prese ad esempio nei messaggi, neanche a dirlo, Hitler e Mussolini.
Tutti gli indagati sono incensurati e vivono in casa con i genitori che, stamane all'atto degli arresti e delle perquisizioni, sono rimasti sorpresi dalle contestazioni rivolte ai figli. Fra le frasi più gravi sulla chat che alcune che facevano riferimento ai migranti ("i negri") e poi delle immagini pedopornografiche con soggetti, ragazzini e ragazzini, a volte bambini costretti a subire violenze sessuali. Alcuni giovani avevano inaugurato una "campagna di addestramento" al tiro con armi ad aria compressa utilizzando come bersaglio effigi di cariche dello Stato in zone abbandonate di Genova, sulle alture di Quezzi e in un'area industriale dismessa di Certosa, "nell'ottica di un progetto stragista di enormi dimensioni alle Istituzioni".
Fra il materiale sequestrato nelle abitazioni e sui posti di lavoro degli indagati coltelli e altre armi bianche, e poi pc e cellulari usati per accedere al canale telegram ma anche per comunicare con altri soggetti al fine di scambiare materiale pedopornografico.
Si ipotizza che il nome del canale chiuso dalla polizia, "Blocco Est Europa", possa fare riferimento ad alcuni gruppi, ma anche veri e propri partiti dei paesi dell'Est Europa simpatizzati per le ideologie neonaziste e suprematiste.
Due arresti sono avvenuti nel centro di Genova nei confronti di ventunenni ora in carcere nel capoluogo ligure. La terza persona coinvolta è invece ai domiciliari a Vallo della Lucania, nel Cilento, in provincia di Salerno.
Le indagini sono partite da una segnalazione arrivata al Commissariato di polizia online e sono state sviluppate dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Liguria e dalla Digos di Genova.
In particolare, i ragazzi, di età compresa tra i 14 e i 21 anni, scambiavano sulla piattaforma multimediale file video e immagini pedopornografiche, di coprofagia (impulso a ingerire sterco), necrofilia (deviazione sessuale con attrazione verso i cadaveri), di decapitazioni, torture ed esecuzioni provenienti dagli ambienti jihadisti, mutilazioni e automutilazioni, violenze xenofobe, razziste e omofobe accompagnate da commenti di approvazione ed esaltazione e intrisi della retorica tipica della ideologia suprematista. Nelle loro conversazioni, basate sull'odio antisemita e nei confronti delle persone di colore, mostravano simpatie per Hitler e il nazismo oltre a atteggiamenti misogini tramite la condivisione di video di donne, la maggior parte minorenni, che si suicidano, che vengono violentate o uccise
Le indagini sono avviarle sono stati i detective dalla Digos di Genova diretta da primo dirigente Riccardo Perisi e dal Servizio per il contrasto all'estremismo e terrorismo interno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione della Polizia di Stato, unitamente a personale del Centro operativo per la Sicurezza cibernetica Liguria e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni coordinati dal primo dirigente Alessandro Carmeli che hanno curato le indagini on line
Gli investigatori coordinati dal pubblico ministero referente per Dda a Genova Federico Manotti, e dalla collega Gabriella Dotto, del gruppo specializzato soggetti deboli della Procura, hanno seguito perquisizioni nei confronti di alcuni minorenni a Torino, Lanciano e, appunto, Sanremo in esecuzione di decreti emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Genova.
Proprio il coinvolgimento nella chat di ragazzi giovanissimi - come hanno fatto notare dalla procura dei minorenni - è una delle note più allarmanti ed inquietanti dell'intera operazione.
"Almeno sino a quando sono minori - è trapelato dalla procura a mo' di appello - sarebbe opportuno da parte degli adulti un minimo di attenzione e di controllo sui social usati dai ragazzi".