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Cronaca

Fra le parti lese sarà ascoltato Luigi Fiorillo, il conducente che è riuscito a fermarsi sul bordo del moncone del ponte
2 minuti e 7 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA - Oggi al processo di Ponte Morandi è il giorno di Luigi Fiorillo, l'autista del furgone simbolo della tragedia del 14 agosto 2018. L'uomo che quando si è trovato davanti al crollo ha lasciato il veicolo con il motore acceso sul bordo della voragine ed è scappato a piedi.

L'autista ha rilasciato poche parole nell'immediatezza del fatto, poi è sparito rifiutando ogni contatto con i mass media e anche cifre importanti da emittenti di ogni parte del mondo.

Fiorillo, a suo tempo assistito dall'avvocato Pietro Bogliolo, è già stato risarcito da Autostrade per l'Italia e non lavora più per conto per la stessa ditta, ma continua a fare il conducente per un'altra azienda. Originario di Salerno, non abita più a Genova e si è trasferito nel basso Piemonte.

Oltre a Fiorillo i giudici Lepri, Polidori e Baldini vorrebbero ascoltare almeno altri nove sopravvissuti, come hanno fatto ieri, 12 dicembre, primo giorno di istruttoria.

Il processo sulla tragedia di Ponte Morandi costata la vita a 43 persone e che vede alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e di Spea con l'ascolto dei testi è entrato nel vivo. L'auspicio è che entro Natale possano essere ascoltati tutti le 38 parti lese. Poi saranno ascoltati gli altri testimoni dei pm che in tutto hanno citato 176 persone.

Persone miracolate come Gianluca Ardini, il dipendente di un negozio di mobili, che dopo essere caduto nel vuoto è rimasto appeso nel nulla per quattro ore con al fianco il collega Luigi Matti Altadonna senza vita, ma anche abitanti di via Porro stressati per avere visto cadere il ponte davanti ai proprio occhi.

Importante per il processo sarà la testimonianza di Ivan Bixio, teste numero 140, il colonnello della guardia di finanza che era alla guida del Primo gruppo Genova e ora comandante provinciale a Reggio Emilia: è lui che ha avuto l'onere e l'onore di dirigere le indagini sulla tragedia, di certo una delle inchieste più complicate della storia del nostro Paese.

I giudici hanno convocato anche Maurizio Rossi, senatore della Repubblica eletto nel 2013 in Parlamento con Scelta Civica ed editore di Primocanale, l'uomo, il politico, che aveva predetto la tragedia denunciando la necessità di mettere in sicurezza di Ponte Morandi anni prima del crollo del 2018 con due interpellanze presentate nel 2015 e nel 2016 all'allora ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio, solleciti però caduti nel vuoto, rimasti colpevolmente inascoltati.

Anche Delrio sarà ascoltato sotto la tensostruttura di palazzo di Giustizia: è infatti il teste 173 del processo. Sarà interrogato anche Antonio Di Pietro, il magistrato di punta di Mani Pulite, anche lui convocato in tribunale per il suo ruolo di ministro dei Lavori pubblici.