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Cronaca

2 minuti e 24 secondi di lettura
di Linda Miante
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SAVONA - Nuova puntata della trasmissione di Primocanale Inchiesta: 5 territori, un tema dedicata ai cinque territori della Liguria. Da Ventimiglia a Sarzana, questa volta focus sul tema immigrazione.

In provincia di Savona è forte l'impegno per garantire assistenza ai ragazzi e alle famiglie arrivate in Italia.
"La nostra realtà si occupa di accogliere i migranti che ci vengono segnalati dalle Prefetture di Savona e Imperia e che arrivano direttamente dai primi centri di accoglienza, come Lampedusa e Agrigento" spiega Simone Guerrieri, coordinatore Area Migranti della cooperativa sociale Onlus Il Faggio. 

La rete di aiuti e supporti messa in piedi dalle cooperative locali ha come finalità l'integrazione, che passa attraverso numerose fasi, dall'apprendimento della lingua italiana, all'assistenza sanitaria, al diritto di studio, fino all'impiego. L'obiettivo è quello di rendere i migranti sempre più autonomi nella vita di tutti i giorni. "Il primo scoglio è la lingua, per questo la figura del mediatore è fondamentale. Anche perché arrivare in un paese straniero come l'Italia significa affrontare una burocrazia lenta e difficoltosa. Da parte nostra c'è quindi un servizio di informazione legale, oltre che culturale" aggiunge Fatiha Wafiq, "Titti" per i ragazzi e le ragazze ospiti della struttura di accoglienza Villa Raggio, a Cairo Montenotte.

"Dovevamo lasciare la Libia, non potevamo più tornare indietro. Non avevamo scelta. Ci minacciavano di morte e ogni giorno sentivamo degli spari" racconta Oke, un ragazzo originario della Nigeria arrivato a Savona dal 2019. "In Libia lavoravo come meccanico. Le persone come me finivano per non essere pagate, eravamo in pericolo e in quel momento ho capito di non voler più rimanere lì: ogni giorno andavo a dormire con la paura di non svegliarmi più". Una situazione analoga quella di Moussa, dal Senegal, che ricorda gli anni in Libia: "Un giorno sono arrivate delle persone e ci hanno portato via tutto quello che avevo messo da parte".

I migranti restano nelle strutture messe a disposizione dalle cooperative finché una delle commissioni territoriali per l’esame delle domande di asilo esamina la richiesta di protezione internazionale. Una volta completato l’iter può essere riconosciuto lo status di rifugiato, che equipara lo straniero al cittadino italiano, oppure una forma di protezione sussidiaria o per motivi umanitari.

"Chi fa il nostro lavoro sa che l'immigrazione è uno dei temi più sfruttati dalla politica, eppure è un fenomeno che in Italia esiste da tantissimi anni. Quello che cerchiamo di fare è rendere l'accoglienza migliore rispetto a una volta. Con un sistema strutturato, con più fondi, si può pensare di raggiungere una vera integrazione e quindi un futuro per queste persone", conclude Guerrieri.

La traversata del Mediterraneo a bordo di gommoni e imbarcazioni precarie è un incubo a occhi aperti che i migranti fanno fatica a raccontare, anche dopo anni. "Una volta imbarcato non puoi fare niente - dice Oke -. Devi stare seduto e sperare e pregare. Se un tuo compagno cade, non puoi aiutarlo. Certe cose non si possono dimenticare".