GENOVA -"Il personale amministrativo del tribunale si sta drammaticamente riducendo e senza un numero adeguato di personale viene a mancare una parte importante del meccanismo che consente alla giustizia di funzionare".
E' il grido di allarme del nuovo procuratore capo di Genova Nicola Piacente, ex magistrato dell'Antimafia della nostra città tornato nel palazzaccio di Piccapietra dopo sette anni da procuratore a Como.
Piacente stamane ha rilasciato una lunga intervista a Primocanale.
La prima domanda, obbligata, è su come ha ritrovato dopo sette anni di lontananza la città e la procura?
"Per quanto riguarda la città confermo l'impressione e opinioni che mi ero fatta nell'esperienza precedente: una città molto bella che non ostenta la sua bellezza, una bellezza discreta che si manifesta all'interno dei palazzi piuttosto che all'esterno, vedo che ci sono delle importanti novità per quanto riguarda la viabilità e questo mi auguro che possa migliorare anche la qualità della vita dei suoi abitanti.
Come ho trovato l'ufficio? Per due terzi sono colleghi che già conoscevo, ho visto che per un terzo, per circa dieci persone ci sono stati innesti importanti, colleghi con cui sto già interloquendo, l'ambiente fra magistrati mi sembra effettivamente buono e costruttivo, ho ritrovato anche buona parte del personale amministrativo che avevo già conosciuto, quello che purtroppo ho dovuto constatare che il personale si sta drammaticamente riducendo e questo effettivamente può essere un problema in termine di efficienza e efficientamento dell'ufficio, se non c'è un numero adeguato di personale amministrativo purtroppo viene a mancare una parte importante del meccanismo che consente alla giustizia di funzionare".
Questo in concomitanza con il grande processo sul ponte Morandi può essere un problema per gli altri procedimenti?
Il processo è ormai approdato nella fase dibattimentale e la progressiva decurtazione numerica del personale ha sicuramente dei riflessi per quanto riguarda la trattazione dei procedimenti nelle indagini preliminari e questa è fonte di grossa preoccupazione tenuto conto che a breve, dal 30 dicembre in poi, entrerà in vigore la cosiddetta riforma Cartabia del decreto legislativo del 2022 che prevede una serie di adempimento dell'ufficio del pubblico ministero che rischiano di conciliarsi difficilmente con questa erosione numerica che a Genova assume delle dimensioni particolarmente consistenti".
Lei ha esperienze nella lotta alla criminalità organizzata, terrorismo, mafia, 'ndragheta, come è la situazione a Genova e in Liguria?
"Devo ancora orientarmi, ho bisogno ancora di tempo per avere idee piuttosto chiare. Come prima riflessione ritengo che come in altre parti d'Italia, soprattutto al Nord vi sia una compresenza di organizzazioni criminali, non c'è la presenza di una sola organizzazione, ma più organizzazioni, non soltanto le mafie tradizionali riconducibili a cosa nostra o alla 'ndrangheta, ma anche organizzazioni straniere che effettivamente che sono effettivamente portatrici di pericolosità, quindi un coacervo di dinamiche criminali che sto cercando in questo nuovo ruolo di analizzare più compiutamente".
C'è qualche etnia sulla quale state lavorando?
"Qui mi appello al segreto investigativo, su questo non posso rispondere".
Parliamo dell'emergenza diffusa in tutta Italia e anche a Genova e in Liguria: i femminicidi, i maltrattamenti alle donne e la violenza di genere, i numeri dicono che ogni tre giorni nel nostro Paese viene ammazzata una donna.
"Il fenomeno è particolarmente grave, ho anche dei dati relativi ai procedimenti sui codici rossi che comprendono i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e le violenze domestiche e sono dati importanti, in tutto il 2021 ci sono stati 1500 procedimenti per reati contro i soggetti deboli, buona parte sono reati del cosiddetto codice rosso e questo comporta un impegno particolare, anche se in procura c'è un pool dedicato formato da sette magistrati, in fatto di celerità dei procedimenti. La preoccupazione è appunto che l'erosione del tribunale amministrativo possa avere delle ricadute in termini della trattazione degli atti, si lavora in sinergia, se non c'è un'adeguata struttura amministrativa la macchina giudiziaria non funziona, non è solo legato al numero dei magistrati che devono essere necessariamente accompagnati a una struttura amministrativa".
Con questo forse risponde anche alla prossima domanda: come tutelare le altre fasce deboli come le truffe in casa agli anziani che sono fra i reati più odiosi?
"Anche questo è un problema diffuso su tutto il territorio nazionale che porta delle difficoltà alla trattazione dei procedimenti, talvolta ci si scontra anche a una certa riluttanza, forse riconducibile a un certo imbarazzo e una vergogna da parte della vittima ad ammettere di avere avuto quella fragilità e vulnerabilità connaturata all'età stessa e a una difficoltà di adattamento a criminalità che sono sempre più sofisticate che trovano proprio nelle vulnerabilità delle persone anziane un terreno fertile. ma vedo che su questo c'è attenzione molto particolare da parte di tutte le forze dell'ordine, così come devo riconoscere che c'è attenzione anche in altri reati nei confronti dei soggetti deboli che rientrano nel cosiddetto codice rosso".
Due parole sul centro storico: gli abitanti si sentono insicuri, i dati gli danno ragione o è un'insicurezza percepita e non reale?
"C'è sempre uno sfasamento fra insicurezza percepita e insicurezza reale, i numeri, soprattutto riguardo lo spaccio al minuto, inducono che nel centro storico vi siano delle situazioni di criticità, ma è vero anche che si sta creando una sinergia fra tutte le forze dell'ordine e sotto questo punto di vista sto vedendo una particolare sensibilità anche da parte della polizia locale che sta lavorando in sinergia con polizia di stato, carabinieri e guardia di finanza e questa è la premessa affinchè effettivamente quelle situazioni di criticità possano essere efficacemente affrontate, il problema è legato alla parcellizzazione, alla segmentazione del fenomeno dello spaccio".
Ci si lamenta, anche da parte delle forze dell'ordine, che gli spacciatori dopo due giorni di galera sono di nuovo in piazza liberi di spacciare.
"Questo è un dato che devo verificare perchè a me piace ragionare in termini numerici per cui dal momento che non ho un dato numerico, una percentuale non posso rispondere".
E' evidente che è difficile tenere in galera uno spacciatore fermato con poche dosi sennò le carceri sarebbero strapiene.
"Ci sono delle variabili legate, ad esempio, ai precedenti penali, ed è chiaro che l'incensurato ha più possibilità di uscire".
Le ultime domande sono personali e un po' curiose: lei nella sua infanzia vissuta in Puglia cosa sognava da fare da grande? E quando ha scelto di fare il magistrato? E e ne è mai pentito?
"Non amo parlare della mia sfera personale - risponde abbozzando un sorriso Piacente -.e credo che i genovesi autentici potranno comprendere, ho fatto il concorso da magistrato a 23 anni e l'ho superato a 24, non ho mai cambiato idea su quello che sto facendo, non tornerei indietro ed è da quando avevo 25 anni (ora il procuratore ne ha 61 di anni ndr) che faccio questo mestiere di pubblico ministero".
Il procuratore non si sbottona neppure su cosa sognava di fare da adolescente, ma ammette che con un papà avvocato da ragazzo aveva pensato di seguire le sue orme, e di avere poi virato solo dopo l'università verso la magistratura. Insomma, mai sognato di fare il calciatore o il pilota ma tanta voglia di masticare, appunto come il padre, diritto e giurisprudenza.