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Cronaca

Dossier dell'accusa: "Troppe spie sottovalutate per risparmiare su manutenzioni consigliate dall''81 anche da Morandi". Già nel '42 libro sulle fessurazioni del calcestruzzo con copertina evocativa
6 minuti e 43 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA -Il giorno dopo la tragedia di Ponte Morandi su Wikipedia l'ingegner Morandi venne etichettato come un "pirla", neanche la colpa del disastro fosse sua, in realtà - a detta dei due magistrati che indagano da quasi 5 anni sul collasso del viadotto Polcevera che ha causato la morte di 43 persone - le cause sono da addebitare alle omissioni dei 58 imputati alla sbarra perchè non hanno monitorato come molti indicatori dicevano di eseguire con attenzione e periodicamente, primo fra tutto l'appello stesso ingegner Morandi che il ponte l'aveva progettato.


Parte da questo assunto la robusta memoria presentata dai due pm Massimo Terrile e Walter Cotugno all'ultima udienza del processo Morandi. Duemila e 778 pagine che sono come un romanzo con un finale tragico che si svela pagina dopo pagina con l'avvicinarsi dell'epilogo.

Sin dal 1942, si legge nella memoria, Sandro Dei Poli in un libro di divulgazione scientifica segnala il pericolo delle microfessurazioni nel calcestruzzo e della conseguente corrosione delle armature, nonché l’importanza della manutenzione: la copertina di quel testo con un ponte spezzato che sembra il Morandi dopo il crollo richiama in maniera impressionante alla tragedia del 14 agosto 2018,

Morandi, scrivono i due magistrati, ha costruito 200 fra ponti e strutture in ogni parte del mondo mai crollati, e anche il viadotto Polcevera non sarebbe collassato dopo 51 anni dall'inaugurazione avvenuta il 4 settembre del 1967 se fosse stato monitorato con la dovuta attenzione. Morandi che quando venne aperto il Polcevera era additato come un genio perché la sua opera in calcestruzzo precompresso appariva impenetrabile alla corrosione. Fu lo stesso Morandi nell'1981 ad ammettere che il calcestruzzo non era in grado di proteggere i cavi di acciaio degli stralli dalle insidie dell'umidità e della salsedine del mare di Genova e per questo aveva invitato a controllarlo rigoroso e puntuale.

Le conferme di questo dai crolli da opere dello stesso tipo, come la Congress Hall di Berlino, costata la vita a un giornalista, e alcuni ponti negli Usa, che cambiarono la prospettiva. Anche uno studio del Politecnico di Milano confermò che la corrosione delle armature può provocare gravi conseguente come distacchi di calcestruzzo, la cui caduta può causare incidenti e lesioni anche di grave entità, o addirittura, in casi limite, il crollo della struttura.

Un atto di accusa, la memoria dei due magistrati Massimo Terrile e Walter Cotugno, che è un come un conto alla rovescia che sembra inchiodare e non lasciare respiro a chi la legge, e non lasciare speranze agli imputati. Ricostruzioni, documenti, racconti, foto, grafici, statistiche, considerazioni.

Fra le note di rilievo quelle che il collaudo del Morandi non venne concluso e risulta che proprio la parte della pila 9 che si ritiene causa della tragedia non venne sottoposta alla prova di carico.

I pm per fare capire l'importanza e il prestigio del Morandi per Autostrade scrivono: "Non un ponte qualsiasi, ma un capolavoro dell’ingegneria mondiale, il fiore all’occhiello delle concessionarie, la loro “Gioconda”.

Nella prima parte della memoria dei magistrati c'è una narrazione dei fatti cronologica, poi una seconda parte che riguarda i singoli imputati in cui per ciascuno sono richiamati gli elementi di prova che si ritengono utili.
Gli imputati sono divisi in cinque categorie:
1) Vigilanti pubblici Anas e Mit, 6 imputati.
2) Responsabili del progetto retrofitting che doveva evitare il cedimento della pila 9, 11 imputati.
3) Dirigenti romani di Aspi, 14 imputati
4) Dirigenti del tronco di Genova, 16 imputati
5) Spea, 12 imputati

Le accuse che gli vengono poste a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d'atti d'ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.

I pubblici ministeri nella memoria non svelano quasi nulla di inedito e ribadiscono con documenti e altri elementi quanto riferito in sede di udienze preliminare: ossia che Autostrade e Spea fossero a conoscenza dello stato di degrado e ammaloramento delle strutture del ponte Morandi almeno dagli anni '90. In quel periodo sono stati eseguiti infatti i primi interventi sulla pila 11 del viadotto, da allora però non è stato più eseguito alcun intervento per evitare il crollo.

Nella memoria anche la lista delle 43 vittime.

Secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa gli allora manager di Società Autostrade e Spea non pianificarono interventi per evitare costi eccessivi e intaccare gli utili delle società.

Sulla base del materiale probatorio acquisito, Giovanni Castellucci era un figura centrale nella gestione di Autostrade per l'Italia. L'ex amministratore delegato si occupava nel dettaglio di ogni aspetto delle gestione della rete autostradale, compresa la sicurezza del ponte Morandi. Per questo non poteva non sapere delle omissioni.


Secondo i pm Castellucci era a conoscenza dello stato del viadotto e di tutti i dettagli circa gli interventi necessari. Per provare questa affermazione nel memoriale ci sono intercettazioni tra cui quella di Gianni Mion, ex amministratore delegato di Edizione Holding, società che controlla Atlantia.

Nella conversazione telefonica il manager definisce Castellucci un "accentratore forsennato". La Procura ha sottolineato anche le gravi carenze nei controlli di sicurezza sulle tratte autostradali, infatti i numerosi comitati delegati a svolgere verifiche e controlli erano "organismi che servivano solo a prendere il gettone di presenza".

Altre intercettazioni importanti riguardano altri due imputati eccellenti, il dirigente Aspi Paolo Berti e il dirigente Aspi Michele Donferri Mitelli. Nel giugno 2018, due mesi prima del crollo, Berti propose di iniettare aria deumidificata nei cavi del viadotto Polcevera per togliere l’umidità. Donferri rispose che "i cavi sono già corrosi“. La replica di Berti fu: “Sti cazzi, io me ne vado".

La cronistoria disegnata dalla memoria dei due pm è suddivisa in sezioni: fra gli altri il crollo, le caratteristiche del viadotto, il sistema bilanciato su cui si reggeva, il collaudo mai concluso, il progetto originario dell'ingegner Morandi, e poi le cause del crollo, il distacco dello strallo 9 a mare in direzione Genova.

Si racconta anche della famosa bobina d'acciaio di 3.5 tonnellate che per Aspi poteva avere provocato la tragedia cadendo da un tir: le prove fotografiche e un video lo escludono. La bobina finisce sul greto del Polcevera insieme al camion.

Aspi che nel processo potrebbe puntare la difesa sui costruttori del ponte, ma di questo nella memoria dei pm non si fa cenno.

Nella memoria dei pm si evidenziando invece gli elementi di prova utilizzabili nel processo spiegandone le ragioni, "un vantaggio per le difese" ha detto il pm Terrile nell'ultima udienza nel consegnare il dossier ai giudici "perchè il fatto di conoscere con largo anticipo l'impostazione dell'accusa consente di elaborare e approfondire con calma ogni argomentazione difensiva invece di attendere la requisitoria finale, anche se inusuale nella prassi è un vantaggio importante. E' lo scheletro di tutti gli elementi finali in cui saranno via via inseriti tutti gli elementi che saranno utilizzabili, dichiarazioni dei testimoni, dei periti, degli imputati ed eventuali nuovi documenti. La mole di questa memoria non deve preoccupare - ha assicurato Terrile - perchè all'interno ci sono ampi settori che riguardano aspetti normativi e di giurisprudenziali"

Una memoria in aula subito criticata da un legale degli imputati perché a loro dire tesa a indirizzare e condizionare il processo, "si tratta della vecchia relazione introduttiva", ma i giudici del collegio giudicante, Lepri, Baldini e Polidori hanno invitato alla rinviare il giudizio "dopo la lettura del memoriale".

La decisione sull'acquisizione o no della memoria sarà presa il 17 gennaio, l'udienza del processo previste per il 9 riprenderanno dopo una settimana, il 16 gennaio con l'audizione di Alfredo Mortellaro, presidente della Commissione ispettiva del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti istituita per fare luce sul crollo del Morandi.

Nella memoria dei due pm non ci sono novità sostanziali rispetto all'esposizione dell'accusa durante l'udienza preliminare in una quindicina di udienze, l'esposizione scritta è arricchita da foto, grafici e video, memoria in formato cartaceo e con un supporto informatico, quest'ultimo preferibile perchè permette una migliore lettura perché i grafici dei file sono spesso colorati e sono più visibili le parti rilevanti, in giallo quelle rilevanti, in azzurro quelle molto rilevanti, ci sono poi centinaia di link e email allegati. Un macigno contro gli imputati, la memoria, che come ha detto subito in aula il presidente del collegio giudicante Lepri a mo' di battuta, è come un impegnativo romanzo da leggere nelle vacanze di Natale.

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