Torna in carcere il 'santone' arrestato insieme al medico Paolo Oneda, accusato di omicidio volontario dopo la morte di Roberta Repetto, la giovane donna cui tolse un neo presso il centro Anidra a Borzonasca, in provincia di Genova. Paolo Bandinelli, l'uomo, era tornato in libertà mesi fa, mentre il medico bresciano di manerbio, arrestato il 21 aprile scorso, era tornato in libertà 18 giorni fa.
Il guru era ai domiciliari a Firenze, a casa del fratello. I carabinieri del nucleo investigativo di Genova hanno però scoperto che l'uomo, attraverso gli account del parente, continuava ad avere rapporti con i suoi ex collaboratori del centro. Per questo i militari hanno chiesto e ottenuto l'aggravamento della misura. I carabinieri hanno anche perquisito l'abitazione e gli hanno sequestrato due computer e tre telefonini. I device verranno analizzati per capire se Bendinelli non abbia tenuto i contatti per sviare le indagini, che sono ancora in corso, che lo vedono indagato per circonvenzione di incapace nei confronti di alcune ospiti del centro.
Nelle scorse settimane il medico Oneda aveva ottenuto i domiciliari con divieto di svolgimento della professione. Secondo le indagini, alla ragazza, che frequentava il centro, il medico aveva asportato un neo operando nell'agriturismo gestito dal 'santone' senza i dovuti accertamenti istologici. L'intervento sarebbe avvenuto su un tavolo da cucina, senza rispettare norme igieniche per la chirurgia, senza alcuna anestesia. La stessa operazione faceva parte, così avevano detto alla donna, di un processo di "purificazione spirituale".
Nel corso dei mesi successivi, la donna, in preda a dolori lancinanti veniva continuamente rassicurata dagli indagati circa la sua sicura guarigione, e privata di qualsiasi adeguato trattamento medico che invece sarebbe stato necessario. Gli approfondimenti medico-legali hanno accertato che l’intervento chirurgico effettuato e le successive conseguenti omissioni sono state la causa del decesso. Alla comparsa dei dolori e del primo linfonodo "i due avrebbero omesso di indirizzarla verso specifiche cure mediche", tranquillizzandola sulla sua guarigione. Quando è comparso il secondo linfonodo "le hanno detto che era segno della risoluzione del conflitto" e che "stava drenando la parte tossica", e avrebbero portato così alla sua morte.