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Cronaca

In via Adamoli a Molassana. Ieri la visita del garante dei detenuti all'anarchico in sciopero della fame contro il 41bis
3 minuti e 48 secondi di lettura
di Michele Varì

 GENOVA -Ancora una scritta contro il regime del carcere duro ad Andrea Cospito, l'anarchico in galera per avere gambizzato a Genova l'ex amministratore delegato di Ansaldo Nucleare e sospettato di un attentato a una caserma dei carabinieri. Nella notte la scritta per dire no al carcere duro per Cospito è comparsa in via Adamoli, a Molassana, e subito segnalata dalla polizia municipale ai poliziotti della Digos. Nei giorni scorsi la protesta contro il regime del carcere duro era stata messa in atto anche con un blitz notturno in piazza Corvetto con una scritta sulla statua di Giuseppe Mazzini e un lancio di vernice rossa e pietre contro le vetrate della prefettura.

Cospito è detenuto con il regime di carcere duro del 41 bis nel carcere di Sassari perché a detta degli inquirenti avrebbe continuato a fare propaganda e proselitismo dal carcere. L'anarchico dal 20 ottobre sta attuando uno sciopero della fame di protesta contro le restrizioni a cui è sottoposto.

Il detenuto ieri ha ricevuto la visita di Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che ha poi detto: "Le sue condizioni di salute sono complessivamente soddisfacenti" anche se ha “perso moltissimi chili“, ma è una persona “ben monitorata dall’assistenza sanitaria”.
Palma parla però di “condizioni ampiamente preoccupanti” per quanto riguarda la sua “volontà di proseguire anche fino alle estreme conseguenze” la protesta. “E’ intenzionato ad andare avanti e non su un obiettivo specifico ma su un obiettivo ideale e di ordine generale come può essere l’abolizione del 41-bis. Obiettivo che richiede tutta un’altra valutazione che non è quella della testimonianza del singolo”, sottolinea il Garante dei detenuti. “Ne esco rassicurato sul piano sanitario – aggiunge Mauro Palma – ma ne esco preoccupato sul piano generale: bisogna che questa situazione trovi un piccolo passo avanti anche nei suoi confronti affinché possa capire che questa battaglia deve portarla avanti con altri mezzi e metodi e una situazione non dannosa per la sua salute”.

Dieci anni fa Cospito è stato condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione per aver gambizzato Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo Nucleare. Negli anni successivi è stato accusato di aver piazzato due pacchi bomba a Fossano, nel Cuneese, davanti alla Scuola allievi dei carabinieri: non ci furono morti né feriti. Per questa vicenda Cospito è stato condannato in appello a 20 anni di carcere, mentre la compagna Anna Beniamino a 16, per strage comune.
Lo scorso maggio la Corte di Cassazione, su richiesta del procuratore generale, ha chiesto di riformulare la condanna ritenendo che il reato fosse di strage politica, applicando quindi l’articolo 285 del codice penale, che prevede l’ergastolo e rientra – a differenza della strage comune – tra i reati “ostativi”, quelli per i quali il condannato non può ottenere benefici o pene alternative.


L’accusa ha quindi chiesto l’ergastolo per Cospito e 27 anni e 1 mese per Beniamino.
L’ultimo passaggio passa dalla Corte d’appello di Torino che, a dicembre, ha chiesto l’intervento della Corte costituzionale per chiarire se sia possibile applicare l’attenuante della “tenuità del fatto” per l’attentato alla Scuola allievi, come richiesto dalla difesa. Nel frattempo, lo scorso anno è stata decisa dal ministero della Giustizia l’applicazione del regime di 41-bis perché nel corso della detenzione Cospito ha inviato, come spiegato dall’allora ministra Marta Cartabia, “numerosi messaggi” ai “compagni anarchici” che sono stati “invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci”.

Nella campagna contro il regime di carcere duro in Liguria nei mesi scorsi sono state incendiate le sedi della Marr, il colosso della ristorazione, di Taggia e Carasco perché fornirebbe pasti all'interno delle carceri.

Pochi giorni fa in 38, tra intellettuali e giuristi, hanno rivolto un appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al governo per chiedere la revoca del regime di 41-bis con cui è ristretto nel penitenziario sardo l’anarchico.
L’appello è stato firmato, tra gli altri, da padre Alex Zanotelli, da don Luigi Ciotti, dall’ex presidente della Corte costituzionale, il genovese Giovanni Maria Flick, dall’attore e scrittore Moni Ovadia, dal filosofo Massimo Cacciari e dall’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo.
Da mesi, in Italia ma anche all’estero, sono numerose le manifestazione e i cortei di solidarietà ad Alfredo Cospito soprattutto da parte di gruppi anarchici. Ma non sono mancate neppure le intimidazioni. A fine dicembre una busta con un proiettile e la ‘A’ di anarchia tracciata sul foglio è stata recapitata al procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo. Il magistrato che, insieme al pubblico ministero Paolo Scafi, sostiene l’accusa al processo in Corte d’assise d’appello di Torino contro l’anarchico.

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