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Cronaca

Lo strazio della compagno tunisino di Giulia Steganini, poi condannata all'ergastolo per l'uccisione del bimbo e della mamma, fatta a pezzi perchè sapeva che il nipote non era morto per un malore
2 minuti e 7 secondi di lettura
di Michele Varì
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GENOVA -"Se gli assistenti sociali non privilegiassero sempre le mamme rispetto ai papà ora mio figlio Adam sarebbe ancora vivo...".

E' la dura denuncia di Mohamed, tunisino di 49 anni, padre di Adam, bimbo di tre anni ucciso il 22 novembre del 2019 in un'abitazione di via Berghini, a San Fruttuoso, dalla madre Giulia Stanganini, la donna che la Corte di Assise ha poi condannato all'ergastolo per l'uccisione del figlio e della madre, Loredana Stupazzoni, fatta a pezzi in un appartamento di via Bertuccioni a Marassi (nella foto la rimozione del cadavere) sei mesi dopo l'omicidio del piccolo, che la donna ha poi confessato di avere soffocato con un cuscino, "perché piangeva sempre".

Il senso di impotenza accompagnerà per sempre il papà tunisino, che si sente responsabile di non essere riuscito a difendere il figlio da quella madre folle.

Mohamed quando Giulia è andata via aveva chiesto più volte che Adam rimanesse nella casa di Sampierdarena dove lui vive con la mamma e uno zio.

"Ma - denuncia ora il papà a Primocanale - gli assistenti sociali non hanno preso neppure preso in considerazione di affidare il piccolo a me, perché il padre è sempre in secondo piano rispetto alla mamma, eppure avevo detto che Giulia era sola, molto disturbata e pericolosa, non in grado di badare a un bambino. Ma non mi hanno creduto...".

Il carabinieri intervenuti nell'abitazione dopo la morte del bambino avevano avvallano quanto riferito dalla donna, che raccontò di avere trovato il figlio senza vita nel letto, "non ho sentito il suo pianto perché ho gravi problemi di udito" disse Giulia Stanganini, da sempre affetta da una grave forma di ipoacusia.

I medico legale Ventura che effettuò l'autopsia chiese alcuni mesi per il responso dell'esame autoptico.

Il primo indizio che la donna poteva avere ucciso il figlio sei mesi dopo, il 24 aprile 2020, quando in pieno lockdown Stanganini si presentò in questura e confessò di avere fatto a pezzi il corpo della madre. Disse di averla trovata impiccata. I poliziotti della squadra mobile poi accertarono che l'aveva uccisa lei. Il movente: La mamma aveva intuito che la figlia aveva ucciso Adam e glielo rinfacciava gridandole "assassina".

Per questo si ipotizzò solo allora che Stanganini potesse avere ammazzato anche il figlio, come rivelerà poi a una compagna di cella e come si evince dal suo computer.

Su Google infatti la donna aveva cercato: "Come ammazzare un bambino". Come uccidere il suo Adam, il figlio di Mohamed, un papà che da quel giorno vive con il grande senso di colpa di non essere riuscito a salvare il suo bambino.

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