LA SPEZIA - Sono stati scovati cinque “furbetti della casa” che hanno ottenuto il beneficio, fruendone anche per diversi anni in danno a chi realmente ne aveva bisogno, ricorrendo alla condotta artificiosa di omettere l’indicazione, all’interno della dichiarazione ISEE presentata in seno all’istruttoria, di parte del proprio patrimonio o di quello dei familiari conviventi.
A scoprire quanto avvenuto è stata la Guardia di Finanza della Spezia a seguito di un’articolata attività̀ di indagine a tutela del bilancio degli Enti locali. I responsabili sono stati denunciati all’Autorità̀ Giudiziaria della Spezia per il reato di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e segnalati all’Autorità̀ di gestione per la revoca del contratto d’affitto agevolato in alloggi residenziali pubblici gestiti dall’Azienda Regionale Territoriale Edilizia (A.R.T.E.).
Tra i casi fraudolenti accertati, grazie all’incrocio massivo di dati anagrafici ed economico patrimoniali, uno dei più̀ clamorosi riguarda un soggetto che, sebbene assegnatario di alloggio popolare, risultava titolare di un’avviata struttura turistico ricettiva in città, proprietaria di unità immobiliari di pregio.
Ma non solo: il nucleo familiare dell’assegnatario vantava anche la proprietà̀ di un immobile di interesse storico culturale, ubicato sull’isola della Palmaria, con annesso posto barca privato, e una quota di una lussuosa villa e di una tenuta agricola concessa in locazione per l’esercizio di attività̀ agrituristica, situate entrambe in Val di Vara. Non da meno poi l’assegnatario che, presso l’alloggio pubblico, aveva istituito la sede di una scuola di musica e canto, nonostante il relativo nucleo familiare disponesse della proprietà̀ di vari immobili, tra i quali una villa con piscina ubicata sui colli nel Comune della Spezia.
Nei confronti delle persone indagate i militari del Gruppo Guardia di Finanza La Spezia hanno calcolato l’indebito beneficio ottenuto, quantificando il profitto conseguito che è stato sottoposto a sequestro preventivo disposto dal Giudice per le Indagini preliminari della Spezia su richiesta della locale Procura. Peraltro, in un caso, dove l’indagato è ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la restituzione delle somme sequestrate, è già intervenuta la Corte di Cassazione che si è pronunciata confermando le modalità di quantificazione del profitto correlato alla condotta contestata