GENOVA -I poliziotti della Polfer sono rimasti sorpresi: diciotto esuli cubani, anziani, uomini, donne e bambini minorenni, sono apparsi oggi davanti alla stazione ferroviaria di Principe per poi chiedere aiuto ai poliziotti della Polfer: "Siamo esuli scappati dal regime di Cuba, siamo senza soldi, abbiamo fame e bisogno di un posto dove dormire..." hanno detto.
I potenziali rifugiati politici ora sono accampati in un ufficio della polizia ferroviaria, ma di loro dovrebbero prendersi cura gli assistenti sociali del Comune di Genova chiamati ad intervenire ogni volta che ci sono dei minori.
Gli esuli cubani hanno spiegato di essere arrivati in Europa dalla rotta balcanica, ossia un fenomeno sviluppatosi negli ultimi anni grazie ad accordi fra Cuba, la Russia e alcuni paesi dell'ex Jugoslavia.
Solitamente i flussi di migranti cubani sono indirizzati verso le coste degli Stati Uniti, ma due accordi sulla liberalizzazione dei visti hanno reso possibile la rotta alternativa dei Balcani.
Il primo accordo risale al 1966 e fu stretto tra la Cuba castrista e quella che al tempo era la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia di Tito.
Oggi, dopo le guerre degli anni ‘90 che hanno portato alla scissione della federazione, l’accordo rimane valido nei due paesi rimasti più a lungo sotto il nome di Jugoslavia: Serbia e Montenegro. Ma c'è anche un secondo, più recente, stretto con la Russia di Putin nel 2018 per rinnovare e migliorare degli accordi precedenti.
In entrambi i Paesi, ai possessori di passaporti cubani è permesso l’ingresso come turisti e una permanenza fino a tre mesi registrandosi all’arrivo. Il Moscow Times stima intorno a 28.000 il numero di turisti cubani che nel 2019 approfittarono del nuovo regime di visti per visitare la Russia. Cubani che però oggi, una volta giunti in Russia o nei Balcani, non tornano più indietro e si disperdono negli altri Paesi d'Europa. Fra cui l'Italia e dunque Genova.