GENOVA - Gli ispettori di Spea che un mese prima del crollo della galleria Bertè (nella foto) ispezionano comodamente in auto e a velocità sostenuta le altre gallerie sghignazzando e cantando "Non sono una signora" di Loredana Bertè.
E poi un maresciallo della finanza titolare delle indagini che mostra un disegno del 2013 (nella foto) acquisito nel 2019, dopo il crollo, nella sede di Spea.
Nel disegno c'è il punto dello strallo in cui si evidenzia un rigonfiamento "dell'intonaco a 40 metri di altezza£: lo stesso che poi i periti designeranno come il punto in cui è cominciato il collasso della pila 9, la terza partendo da Genova. Guarda caso, ma non è un caso, lo stesso tratto del Morandi etichettato dopo la tragedia come reperto chiave dell'inchiesta, il reperto numero 132.
Questo elemento è emerso stamane dall'audizione del maresciallo della guardia di finanza Stefano Figini, il primo investigatore ascoltato al processo, che ha risposto con molta lucidità ad ogni domanda posta da pm e avvocati degli imputati.
L'udienza era iniziata con la presentazione del pubblico ministero Walter Cotugno di alcuni atti che spiegano perfettamente il perchè oggi Autostrade per l'Italia è costretta a disseminare il nodo di Genova di cantieri. Documenti che fanno capire l'attuale degrado del nodo di Genova. Un dossier, già agli atti dell'udienza preliminare, che sottolinea come dopo il crollo del ponte e in seguito alla caduta delle volte della galleria Bertè sulla A26, il 30 dicembre del 2019, Aspi e Spea erano state costrette a correre ai ripari e controllare lo stato delle 285 gallerie del nodo genovese: da quei controlli è emerso che su ben 191 tunnel erano stati trovati difetti che mettevano a rischio l'incolumità degli automobilisti tanto da dover essere chiusi.
La prova di tutto questo dai voti delle ispezioni, il voto 70, che equivale al massimo dei difetti, era stato affibbiato a ben 6613 punti delle 191 gallerie. Un atto di accusa schiacciante nei confronti di Autostrade per l'Italia e di Spea.
L'altro finanziere ascoltato in aula Tieo Tocco, ha raccontato invece che l'ex amministratore di Autostrade Giovanni Castellucci, dopo essere stato indagato, ha registrato una conversazione con un manager, Alberto Rubegni, nell'orbita del gruppo Gavio. Il fine non è chiaro, visto che il tema della discussione non era Autostrade.