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Cronaca

Tre albanesi arrestati, uno ha provato a fuggire in mutande dalla finestra. Erano noti fra i tossicodipendenti perchè si spostavano sempre sulla stessa auto con i vetri scuri
1 minuto e 22 secondi di lettura
di Michele Varì

CHIAVARI - I poliziotti del commissariato di Chiavari hanno stroncato un giro di spaccio arrestando tre albanesi, tra i 35 e i 24 anni, conosciuti fra i tossicodipendenti nel Tigullio come "gli spacciatori delle Mercedes nera", perchè si spostavano sempre su un'auto di quel modello con i vetri scuri, difficile non notarli.

L'operazione denominata "Eagles", ossia aquile, che è il simbolo dell'Albania, appunto nazione di origine di tutti gli arrestati. Alla parte terminale dell'indagine hanno preso parte anche le unità cinofile. 

Tutto è iniziato alla fine dell'estate quando, a seguito di alcuni servizi mirati, i tre uomini sono stati fermati e trovati in possesso di cocaina pronta allo smercio. In particolare due dei tre sono stati colti in flagranza in una piazza centrale di Lavagna mentre cedevano cocaina.

Il terzo pusher è stato invece sorpreso all'interno di un locale mentre cercava di nascondere dentro il bagno 50 grammi di cocaina. Dagli accertamenti è emerso che i tre pusher svolgevano da tempo in maniera parallela una fiorente attività di spaccio di cocaina e hashish. I due più giovani, due cugini nati in Italia ma con genitori albanesi, svolgevano la loro attività prevalentemente nel fine settimana, spostandosi di sera con la loro Mercedes nera tra Chiavari e Lavagna dove contattavano i clienti all'interno di locali del lungomare di Chiavari ed in particolare in due bar di Cavi Arenelle.

Il 35enne, invece, spacciava nell'entroterra chiavarese. I due cugini sono accusati anche di estorsione perché hanno minacciato un acquirente che doveva loro dei soldi. Durante l'esecuzione delle misure cautelari il più giovane ha provato a fuggire saltando in mutande dal terrazzino al primo piano della sua abitazione, ma è stato fermato dagli agenti appostati sotto l'edificio.

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Come ormai è stato svelato dagli accertamenti, infatti, alcune delle vittime si sarebbero recate nelle zone in cui è poi avvenuta la violenza proprio per comprare dello stupefacente. A quel punto sarebbero entrate in contatto con i pusher, spesso stranieri