GENOVA - Tristezza, rabbia, sconforto, preoccupazione. Sono questi i sentimenti che provano i colleghi di Simone, l'operaio di 37 anni che sta lottando tra la vita e la morte all'ospedale policlinico San Martino di Genova, dopo l'incidente di ieri pomeriggio, martedì 21 febbraio ndr, nella fabbrica di Ansaldo Energia. Il lavoratore è stato colpito alla fronte da un pezzo di 200 chili staccatosi da un vecchio tornio verticale del 1979: il materiale di ferro ha sfondato una paratia, centrando l'uomo al volto.
"Il ragazzo stava facendo il suo lavoro, era nel posto in cui doveva essere, ma dobbiamo pensare che un macchinario vecchio degli anni '70 non è fattibile e pensabile che si trovi all'interno di un'azienda come Ansaldo Energia. Chiediamo investimenti serie, fatti e non parole". Così Andrea Capogreco, Rsu Fim Cisl Liguria di Ansaldo Energia, testimone di quanto accaduto negli attimi dell'incidente.
"Io ero lì a fianco, ho assistito alla tragedia, questa notte non ho dormito, continuavo a vedere quella scena davanti ai miei occhi, si è trattato di un'immagine che non auguro a nessuno - racconta a Primocanale Capogreco -. Sono corso subito, in un minuto ero lì. Ho provveduto a vedere cosa potevo fare per il ragazzo ma ho assistito a una scena raccapricciante. È necessario avere delle certezze e delle sicurezze quando si viene sul posto di lavoro. Se quel macchinario che nel '79 poteva essere gioiellino, oggi nel 2023 non lo è".
La giornata dei lavoratori Ansaldo non si può concludere con un corteo e alcune ore di sciopero, lo spiega e lo annuncia in modo fermo e deciso Andrea Capogreco. "Vogliamo rassicurazioni per la nostra sicurezza, non solo su quel macchinario ma anche sugli altri. Noi su macchinari così datati non lavoriamo più, incrociamo le braccia. O le mettono in sicurezza oppure noi ci fermiamo. Si tratta di macchine troppo obsolete, o le sostiuiscono o noi non lavoreremo più.