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Cronaca

In aula Barbara Nave che curava le verifiche del viadotto: "Se io ti dò una lastra e tu non la guardi non è colpa mia"
1 minuto e 24 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA -"Se io ti dò una lastra e tu non la guardi non è colpa mia".


Risponde così Barbara Nave, ex responsabile della Labys, azienda diretta dal padre Guglielmo e poi da lei rilevata che aveva il compito di effettuare i test riflettometrici con impulsi elettrici sul ponte Morandi alla domanda sul fallimento delle verifiche che avrebbe dovuto servire per svelare gli ammaloramenti del viadotto e invece non sono riuscite a evitare la tragedia del 2018.

"Cioè se io le dò una lastra che evidenzia una anomalia e lei dice vabbè la metterò a posto..."

Nave alla domanda su quante lastre ha dato ad Autostrade per l'Italia risponde così:

"Mio papà è dal 95 e 96 che dava lastre...ma qualcosa hanno fatto...mi pare".

Però all'estero con anomalie di secondo grado come venivano riscontrate sul Morandi si interviene in Italia invece no?

"Il metodo è qualitativo non quantitativo e deve essere affiancato da un metodo visivo, sennò non vale niente, forse all'estero sono più pignoli".

Perché molti Paesi non utilizzano questi test?
"Non glielo so dire, forse per soldi, forse non si fidano, non lo so, ma tanti Paesi non li utilizzano, in Europa non li utilizza quasi nessuno perchè non è un metodo assoluto perchè sennò poi devo spendere altri soldi per le verifiche".

Quando è crollato il ponte lei cosa ha pensato?
"Le parole esatte sono impronunciabili, però ho detto porca miseria, era destino".

Lei ha lavorato con suo padre, lui che idea aveva del ponte Morandi?

"Lui mi diceva che c'erano dei punti non messi bene, infatti mi pare che due pile le avevano rifatte e c'era in ballo di farne un'altra (la 9 poi collassata ndr) ma probabilmente non l'ha fatta visto che è crollata".