GENOVA - Sono tre le persone finite a processo per l'incendio divampato il 30 dicembre 2019 nel cantiere del ponte San Giorgio a Genova, costruito dopo il collo del Morandi del 14 agosto 2018 e che provocò la morte di 43 persone. Si tratta di colui che scrisse il piano operativo di sicurezza, del direttore del cantiere e del caposquadra di quella notte. Per tutti l'accusa è incendio colposo. A prendere fuoco, secondo quanto ricostruito dagli investigatori coordinati dal pm Stefano Puppo, era stato il materiale dentro la pila 13 della nuova struttura. Il rogo era partito da un flessibile usato da un operaio, le cui scintille avevano raggiunto il cassero, la struttura in legno che serve per dare la forma alle pile di calcestruzzo.
Le fiamme, visibili anche a distanza, erano state domate dai vigili del fuoco dopo diverse ore. I cinque operai al lavoro erano riusciti ad abbandonare la struttura senza riportare danni. I lavori sulla pila 13 erano rimasti bloccati per quasi due settimane. Erano ripartiti dopo avere rimosso le parti del cassero ammalorate e le verifiche sui calcestruzzi e i ferri già presenti. La struttura commissariale aveva deciso di rimuovere la fascia sommitale della pila, alta circa un metro, attraverso una tecnica mista che prevede smontaggio meccanico, carotaggi e l'uso dell'idro-demolizione, che consiste nella rimozione del calcestruzzo con getti di acqua ad alta pressione che mantengono intatta l'armatura e rimuovono solo il calcestruzzo.