GENOVA -"Spesso non ho trovato corrispondenza tra i risultati delle ispezioni fatte dal concessionario sulle opere e lo stato di fatto di queste. Così per giorni ho fatto ispezioni di persona e ho trovato che non ci fossero le condizioni di sicurezza, soprattutto negli apparecchi di appoggio fra impalcato e pila dei viadotti. Così ho disposto la chiusura di alcuni viadotti o altre misure di mitigazione".
E' quanto detto dall'ispettore ministeriale Placido Migliorino, 63 anni, nel corso della sua deposizione nel processo per il crollo del ponte Morandi.
L'ispettore venne mandato a Genova nel 2019, dopo la tragedia, per "fare verifiche straordinarie sulla rete ligure". "I primi piani di manutenzione presentatimi da Autostrade per l'Italia che ho approvato sono del 2021. Prima no, almeno quelli relativi all'ufficio di Roma che dirigevo prima del crollo, perché ritenevo che non avessero tenuto conto delle mie indicazioni". All'ufficio Uit (gli uffici territoriali del Mit) del capoluogo ligure "non trovai i verbali di ispezione delle opere. Evidentemente non avevano ritenuto di acquisirli. Li chiesi alla società. Ognuno degli uffici ispettivi organizza la propria attività nel modo in cui crede più adeguato".
Dai controlli fatti sul campo "ho verificato che i voti dati da Spea non erano corrispondenti allo stato reale delle infrastrutture. Evidentemente non è cambiata l'infrastruttura ma il criterio di valutazione".