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Cronaca

La tragedia annunciata rievocata in aula dalle parole di due consulenti di Autostrade che intervennero nel 1992 sulla pila 11: entrambi auspicavano un analogo intervento sulla pila che nonostante trent'anni di avvisaglie ha causato il disastro
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di Michele Varì
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GENOVA -Nel 1992, quasi trent'anni fa, nella sommità pila 11 di Ponte Morandi venne effettuato un restauro dopo la scoperta di una macroscopica anomalia, forse un difetto di costruzione: già allora i vari consulenti ipotizzarono che bisognasse effettuare un analogo intervento anche sulle altre due pile, la 10, in parte poi consolidata con piastre esterne, e la 9, invece sempre ignorata.

Inevitabile così la tragedia del 14 agosto del 2018 costata la vita a 43 persone. Motivo del crollo, inutile dirlo: un difetto nella sommità della pila, lo stesso rilevato e risanato nella pila 11 trent'anni prima.

La tragedia ampiamente annunciata di ponte Morandi è stata al centro dell'udienza del processo con l'audizione di due consulenti esterni di Autostrade per l'Italia che lavorarono al consolidamento della pila 11 e che speravano di poter lavorare anche nel restauro della 9, lavoro però mai avviato, programmato a tempo scaduto, il cantiere infatti sarebbe stato aperto nell'ottobre del 2018.

Il disastro ha fatto finire sul banco degli imputati i vertici di Autostrade per l'Italia e di Spea.

Il primo tecnico in aula, Agostino Marioni, presidente della società Alga, ricorda che l'ammaloramento sulla pila 11 era molto evidente, "c'era un grande buco, impossibile non accorgersene. Dentro i fili invece di essere tesi erano impacchettati, aggrovigliati, di fatto inutili".
Difetto talmente vicino alla data di inaugurazione del ponte, il 1967, da fare pensare a un errore di costruzione, oltre che di progettazione da parte dell'ingegner Morandi, che era stato il primo a lanciare l'allarme per il rischio corrosione della sua Gioconda di calcestruzzo.

Anche il secondo consulente del risanamento della pila 11, Giorgio Nicolini, milanese con seconda casa a Rapallo, non riesce a capacitarsi perchè Autostrade non ha mai messo in sicurezza la pila 9.

Lui il giorno della tragedia era a Rapallo e la prima cosa che ha pensato da cittadino è stata la fortuna che non il ponte non fosse crollato il giorno prima quando sul viadotto transitò per ben due volte la moglie. Da ingegnere invece ha capito che il risanamento doveva essere avviato subito, non dopo quasi trent'anni.