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Cronaca

Il ritorno, sempre in corteo, verso i punti da cui erano partiti potrebbe saltare o essere rimandato dopo le 18, quando una delegazione degli imprenditori edili dovrebbe incontrare il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti
2 minuti e 39 secondi di lettura
di Aurora Bottino - Franco Nativo

GENOVA - Cambio di programma della protesta degli imprenditori edili. Tornano in corteo in piazza De Ferrari i lavoratori che da questa mattina stanno bloccando la città con oltre 600 mezzi.

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Tre i cortei di furgoncini e camion partiti da tre punti diversi di Genova: via Merano, lungomare Canepa e corso Europa, che si sono poi ricongiunti alla rotonda di piazzale Kennedy. Sopraelevata chiusa, disagi per chi si muove da e per il centro e problemi per tutta la mattina che non finiscono: alle 15, prima di quanto previsto, gli imprenditori edili e tutti coloro che hanno partecipato alla protesta hanno sciolto il sit-in in piazza Corvetto per tornare, in corteo, in via XX Settembre, passando per via Gramsci, corso Aurelio Saffi e viale Brigate Partigiane.

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Il ritorno, sempre in corteo, verso i punti da cui erano partiti potrebbe saltare o essere rimandato dopo le 18, quando una delegazione degli imprenditori edili dovrebbe incontrare il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, che a caldo aveva commentato: "Sulla necessità di intervenire sui crediti incagliati aiutando le imprese ho già espresso il mio pensiero con grande chiarezza. Bloccare una città, con gravi disagi per lavoratori, imprese e famiglie non è una soluzione e, anzi, trasforma una ragione in un torto", ha detto il presidente della Regione Liguria, "chi vuole solidarietà deve avere la stessa solidarietà per le vite altrui: ogni dialogo sarà possibile solo quando cesseranno i disagi per i cittadini genovesi".

La risposta della categoria non si è fatta attendere: "Ci rammarica molto la sua uscita pubblica sui social relativamente alla nostra manifestazione. Noi, cittadini liguri, in ginocchio, abbiamo bisogno del supporto e della solidarietà del nostro Presidente per riuscire a difendere il nostro lavoro, quindi il nostro futuro e le nostre famiglie! Con viva e vibrante angoscia".
 

La categoria chiede al Governo di sbloccare i crediti per i bonus fiscali per l'edilizia e un concreto intervento per evitare il fallimento di migliaia di piccole e medie aziende attive nel settore e non solo. Non è bastato l'emendamento deciso dopo i primi scioperi che proroga il superbonus 110% per le villette da marzo a giugno 2023. I lavoratori vogliono che sia concesso alla banche di compensare i crediti degli importi pagabili con l'F24 della clientela, la limitazione dello sconto massimo applicabile e la riapertura dell'acquisizione dei crediti fiscali.

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Cinque le richieste dei manifestanti che attendono novità da Roma dove tra oggi e domani è atteso il voto di fiducia sul decreto Superbonus: "riapertura dell'acquisizione tramite le società partecipate come Cassa depositi e Poste". "Limitare lo sconto massimo applicabile rispetto al valore nominale dei crediti cedibili". "Lasciare alle Banche la possibilità di compensare i crediti degli importi pagabili con l'F24 della clientela in modo sia per loro possibile riprendere le acquisizioni da aziende e General Contractor". "Differimento dei tributi in F24 in scadenza di 120 giorni" e "Proroga dei cantieri avviati al 2024, ritenendo avviati solo i cantieri in cui siano davvero in corso i lavori in modo documentabili".

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