GENOVA - Sono stati rinviati a giudizio 15 dei 16 ultrà del Genoa indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle estorsioni alla società dal 2010 al 2017.
Uno è stato prosciolto. L'indagine era del sostituto Francesca Rombolà e del procuratore aggiunto Francesco Pinto, e aveva portato in carcere Massimo Leopizzi, Artur Marashi e Fabrizio Fileni, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'estorsione e violenza privata per aver estorto al Genoa circa 327 mila euro. L'associazione non era contestata a tutti gli indagati.
Secondo gli inquirenti, il gruppo di tifosi avrebbe costretto con minacce la società, nella persona dell'amministratore delegato Alessandro Zarbano, a versare i soldi attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti in favore della Sicurart, una società di cui uno degli ultrà, Leopizzi, era socio occulto. Il gruppo è accusato inoltre di avere aggredito i giocatori e gli allenatori quando non vincevano le partite o non giocavano come volevano loro. Gli ultrà, secondo l'accusa, avrebbero imposto la "pace del tifo" in cambio di denaro. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Riccardo Lamonaca, Davide Paltrinieri, Stefano Sambugaro, Elisabetta Feillene, Riccardo Passeggi e Laura Tartarini.
Tra gli episodi contestati, le minacce e le intimidazioni agli altri tifosi rossoblù che non rispettavano le direttive di Leopizzi circa il comportamento da tenere dentro lo stadio, quando ad esempio veniva deciso di non entrare per protesta oppure al contrario di contestare i giocatori. Tra le accuse anche le intestazioni fittizie di società e aziende a prestanome per evitare possibili sequestri da parte della magistratura nonché le lesioni ad alcuni poliziotti al termine della partita Genoa-Crotone del 22 gennaio del 2017. Per gli episodi di violenza privata sono cadute le accuse per mancanza di querela. Il processo inizierà il prossimo sei giugno.