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Cronaca

L'ingegnere Brancaleoni: "Volevano farle durante i lavori ma dissi di no£
1 minuto e 23 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA- "Avevamo fatto presente ad Autostrade che sarebbe stato opportuno fare prove endoscopiche e verifiche di sicurezza sul Morandi, prima e in vista della redazione del progetto esecutivo di retrofitting, ma Di Taddeo e De Angelis mi dissero che da Genova non avrebbero mai avuto il permesso di una limitazione al traffico".

Lo ha detto in aula al processo per il crollo del Ponte Morandi Fabio Brancaleoni, ingegnere strutturista e docente ordinario alla Sapienza di Roma, uno dei maggiori esperti di ponti che nel 2015 aveva ricevuto con la sua ditta, la Edin, un incarico di consulenza per il progetto di retrofitting per rinforzare le pile 9 e 10 del Morandi.

"Venni contattato da Di Taddeo (uno degli imputati e all'epoca responsabile dell'ufficio manutenzione opere ndr) che mi disse se quelle verifiche potevano essere fatte in sede di lavori e gli dissi di no, che andavano fatte prima". Questa risposta, per la procura, causò il "congelamento dei rapporti tra Aspi e Edin. Perché Aspi non voleva seguire le indicazioni di Edin".

Brancaleoni ha detto che dopo le prove riflettometriche consigliò di fare analisi ulteriori sulla sommità del ponte perché era una zona più soggetta a degrado e a sollecitazioni suggerendo anche  alla committente di verificare comunque tutte le parti del Morandi, ma da Aspi, ha ribadito, "mi dissero che l'oggetto del contratto riguardava solo il rafforzo degli stralli nel quadro della normativa che lo faceva rientrare come intervento locale. Non c'era nessun obbligo di legge a verificare l'intera struttura".

Poi il rapporto fra Edin e Aspi si interruppe senza alcuna motivazione. "Mandai diversi messaggi per riprendere i rapporti ma Aspi non rispose. Per noi non era normale che non rispondesse più".

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