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Cronaca

Il docente del Politecnico di Milano, ex consulente di Autostrade, un anno prima della tragedia aveva segnalato il degrado della pila 9 che ha provocato il crollo
1 minuto e 53 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA - Silenzio in aula: è il giorno del superesperto.
Al processo sulla tragedia di Ponte Morandi nella tensostruttura dl tribunale di Genova parla il professor Carmelo Gentile, palermitano docente al Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano, ex consulente di Autostrade, che un anno prima della tragedia, su incarico di Autostrade per l'Italia, aveva segnalato il degrado sulla pila 9 che ha provocato la tragedia. Dopo la strade del 2018 Gentile ha più volte ribadito che Autostrade aveva tutti i dati necessari per evitare la tragedia. Non solo: ha aggiunto che i lavori di messa in sicurezza non sono stati effettuati per il timore di bloccare il traffico.

La sua testimonianza in aula, su indicazione e incalzato del pm Walter Cotugno, è partita da lontano, come una lezione di ingegneria e fisica, che gli ha chiesto come deve comportarsi un'opera di ingegneria civile sottoposta a carichi.

Il pm gli ha chiesto un parere sulle conclusioni della commissione ministeriale avviata dopo la tragedia con che ha rilevato un anomalia sull'impalcato del Morandi rilevando coefficienti che segnalavano un grado di pericolosità, non sapevo che ci fosse un progetto di risanamento.

 

"Io venni contatto verso fine maggio dal 2017 da ingegner Ferretti di Spea che si qualificò dicendo che era stato mio allievo e mi disse che avevano problemi di indagini dinamiche sul ponte e chiese e se ero disponibile a verificare, volevano validare. Poi mi hanno chiamato Giacobbi e De Angelis, di Spea (entrambi imputati ndr) ci interrompemmo nelle vacanze, e poi in ottobre si fece l'attività, noi effettuammo indagini sul campo nelle notti del 12 e 13 ottobre del 2017, poi relazioni la presentammo il 25 ottobre e l'altra dopo. Il nostro progetto preliminare di un monitoraggio doveva funzionare in modo diverso sia prima che dopo l'intervento di posizionamento. Sì, visionai il rapporto di Cesi, condotto con tanti sensori verticali e orizzontali, troppi per cui risultati non erano chiarissimi, non ricordo si evidenziassero criticità. La distribuzione dei sensori consentiva di capire cosa accadeva sugli stralli e sugli impalcati, ma dovemmo lavorare in quattro notti di più non potevamo fare".

I report di questi lavori, prosegue Gentile, sono diversi perchè ci furono correzioni. Rilevammo  qualcosa di non simmetrico, lo strallo è un elemento lungo e flessibile, trovammo delle deformazioni anomale negli stralli, 


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