SAVONA - Il ponente fa i conti con un weekend infernale sulla autostrada A10, nel tratto gestito da Autofiori, dove in un solo pomeriggio si sono sfiorati i 30 chilometri di coda. Più di cinque ore fermi in coda per automobilisti, motociclisti e autotrasportatori nel festivo del 2 giugno: una giornata che ha allarmato la regione anche per il discorso legato al turismo.
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Dopo il pomeriggio infernale di quella che sarebbe dovuto essere un grande giorno per l'economia turistica ligure, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti ha subito indetto un tavolo di confronto con la concessionaria della tratta, che ha attribuito la Caporetto a flussi automobilistici senza precedenti e non a una sbagliata programmazione dei cantieri, per capire il da farsi.
A denunciare una situazione insostenibile che ha solo raggiunto il suo apice nel weekend ma che va avanti ormai da un decennio, ancora una volta, è Alessandro Berta, direttore degli Unione Industriali. A Primocanale l'industriale ha analizzato il problema: "Nella giornata del 2 giugno il problema reale non sono stati tanto i cantieri ma il nodo savonese, dove c'è l'innesto della A10 sulla A6, dove è necessario rifare il casello di Savona - racconta il direttore -. È un vero e proprio tappo, tra chi entra da Savona e va verso Genova e Torino, allo stesso tempo chi arriva dal ponente e che invece di continuare sulla A26 vanno verso Torino. I numeri del 2 giugno non erano prevedibili, con nessun algoritmo. Erano anni che non si vedevano tante persone così sulla autostrada".
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Il problema si ripresenterà, spiega Berta:
"Questi quattro weekend di giugno saranno difficili, molto difficili per il discorso delle ferie delle persone. Nel senso che finché non inizierà il mese di luglio ci sarà il traffico normale, di chi si muove per lavoro, e in più un flusso incredibile di turisti"
Una prospettiva che non rincuora i turisti che si spostano in auto sulle autostrade liguri e neanche i cittadini.