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Cronaca

1 minuto e 38 secondi di lettura
di Alessandra Boero

"Ora, vorremmo solo il corpo su cui piangere, un luogo dove mettere un fiore, quel punto capace di chiudere una ferita aperta da quasi 30 anni" Sono le parole dei familiari della giovane Sargonia Dankha, la 21enne irachena, residente in Svezia, sparita nel nulla il 15 novembre del 1995, riportate dal loro avvocato Francesco Rubino, del foro di Milano, che ha voluto di riaprire il caso.

La collaborazione tra le Procura italiana, nello specifico quella  di Imperia e quella Svedese ha infatti portato all'arresto lo scorso 17 giugno, con l' accusa di omicidio e occultamento di cadavere ,il 73enne residente a Sanremo, Salvatore Aldobrandi.

Aldobrandi, all'epoca dei fatti 43enne, era legato sentimentalmente alla giovane donna. Una relazione, come si legge dalle testimonianze di amici e familiari, alquanto burrascosa che in più occasioni aveva visto Sargonia vittima di minacce sia fisiche che verbali.

L'uomo, il principale indiziato per la scomparsa della giovane, venne condotto in carcere già nel 1996 ma, dal momento in cui il regime giudiziario svedese in mancanza del corpo e di testimoni diretti non procede per omicidio, fu rilasciato poco dopo. Secondo la Procura di Imperia, però, le prove a carico di Aldobrandi, che nel frattempo si è rifatto una vita nella città dei fiori sono inconfutabili al punto da disporne l'arresto immediato. Difeso dall'avvocato del foro di Genova, Andrea Rovere, davanti al gip Botti ha fatto scena muta.

Il 5 luglio a Genova, presso il tribunale del Riesame è previsto il ricorso contro la misura cautelare in carcere. "Immaginavo - ha detto l'avvocato Rubino - si facesse ricorso al Riesame, vedremo, faremo ovviamente gli spettatori interessati.  Ho sempre ritenuto che il pericolo di fuga fosse alto per tutta una serie di reati ma quello che mi ha sorpreso nel leggerle l'ordinanza è il fatto che l'esigenza di custodia cautelare sia legata al pericolo di reiterazione del reato. Quando ho fatto l'istanza di riapertura del procedimento non avevo evidenza di quello che l'indagato avesse fatto anche in Italia nel periodo successivo al 1996"

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