GENOVA - Oggi in aula al processo Morandi è il giorno di Maurizio Rossi, ex senatore di Scelta Civica che, eletto nel 2013 in Parlamento, aveva avvertito più volte dei problemi di sicurezza del sistema autostradale Ligure e del ponte Morandi, poi crollato nel 2018 uccidendo 43 persone.
Rossi, che è dal 1982 fondatore ed editore di Primocanale, fece interrogazioni sul Ponte Morandi e la fragilità del nodo viario di Genova all'allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che restarono senza risposte.
Rossi a differenza di tutti gli altri testi dell'accusa non è mai stato interrogato dopo la tragedia, perché per lui parlano i testi agli atti delle interrogazioni del 2015 e 2016
Ecco il testo dell’ interrogazione del 20 ottobre 2015.
"Premesso che:
dal punto di vista dei collegamenti, i liguri vivono quotidianamente una situazione di grave disagio,
tanto da ravvisare una vera e propria emergenza trasporti;
molti tratti autostradali liguri NON SONO CONFORMI ALLE NORMATIVE DI SICUREZZA EUROPEA e, nelle ore di punta, si verificano continuamente code di decine di chilometri, rallentamenti e numerosi incidenti che bloccano l'area intorno a Genova;
le tariffe su tali tratti sono fra le più elevate del Paese;
Poi aggiungeva:
«Sul nodo autostradale di Genova è noto il grave problema del ponte Morandi che attraversa la città e del quale non si conosce la sicurezza nel tempo. Risulta pertanto indispensabile procedere con sollecitudine a cantierare il progetto denominato "gronda di Genova" per il quale la società Autostrade ha già in cassa le risorse necessarie per iniziare i lavori derivanti dagli aumenti tariffari concordati in cambio della concessione ottenuta».
Altra interrogazione agli atti è di meno di un anno dopo, datata 28 aprile 2016.
Sempre rivolta al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
"Premesso che:
la situazione viaria della città di Genova e del ponente ligure è da anni critica a causa della carenza di infrastrutture ferroviarie (è noto il binario unico in zona Andora) e autostradali;
queste carenze infrastrutturali comportano gravi criticità di traffico tanto che, in diversi orari di ogni giorno, il tratto Pegli-Genova risulta totalmente congestionato da mezzi privati in transito e
commerciali sia in transito che in entrata ed uscita dal porto di Genova;
«Il viadotto Polcevera dell'autostrada A10, chiamato ponte Morandi, è un imponente realizzazione lunga 1.182 metri, costituita su 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza che collega l'autostrada Genova-Milano al tratto Genova-Ventimiglia, attraversando la città sulla val Polcevera; recentemente, il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura».
Quindi chiedeva al ministro Delrio «quale sia in dettaglio l'attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza del ponte Morandi, quali siano gli interventi che ancora devono essere realizzati e se gli interventi saranno tali da comportare gravi disagi alla circolazione della città e quale sia la tempistica di fine lavori». Infine chiedeva
«se corrisponda al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso almeno al traffico pesante, entro pochi anni, gettando la città nel totale caos».
A nessuna di questa interrogazione verrà mai data una risposta dal ministro Delrio che, pochi giorni fa, il 27 giugno 2023, è stato chiamato a spiegare le ragioni del suo silenzio, e non solo, dai magistrati dell'accusa del processo sul Morandi.
Alla domanda del pm Marco Airoldi se avesse avuto notizia delle interrogazioni parlamentari formulate nel 2015 e nel 2016 dal senatore Maurizio Rossi Delrio ha risposto così: “Ne sono venuto a conoscenza solo dopo il crollo perché al ministero arrivano centinaia di interrogazioni e non a tutte mi viene chiesto di rispondere. E comunque devo dire che se anche l’avessi vista prima non l’avrei considerata come un allarme perché la premessa sulle condizioni di sicurezza del ponte era abbastanza generica e l’obiettivo mi pare fosse stimolare le realizzazione della Gronda per il potenziamento della viabilità in quello che è un nodo strategico”.
L'altro teste di oggi, oltre dell'ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che sarà ascoltato per primo, sarà Giorgio Roth, professore di Costruzioni idrogeologiche e marittime del Dicca, il dipartimento di Ingegneria civile chimica e ambientale di Genova, a cui saranno rivolte domande sulla consulenza da 45 mila euro affidata da Autostrade per l'Italia a fine 2017 al dipartimento e firmata il 13 luglio del 2018, un mese prima della tragedia, sul progetto di retrofitting delle pile del Polcevera.
Fra i quesiti dei pm quello di capire se la consulenza fosse stata affidata al Dicca perchè nello stesso dipartimento c'era il professor Brencich (poi finito tra gli indagati per la tragedia) che era un consulente per lo stesso progetto del Mit e del Provveditorato delle Opere Pubbliche.
Roth agli inquirenti ha già detto che Brencich proprio per questo conflitto di interessi era stato estromesso dalla rosa di consulenti.
Fra l'altro Aspi chiese la consulenza al Dicca quando il progetto era già esecutivo era già stato inviato al ministero (anche se senza le foto del degrado) dunque con pochi margini di intervento, ma Roth su questo ha detto che si poteva ipotizzare che la consulenza fosse mirata a realizzare meglio il progetto