" No alla diga". Uniti dal comune denominatore, ieri sera, oltre 400 badalucchesi, hanno protestato in strada contro la possibile realizzazione dell'infrastruttura idrica che, sulla carta, dovrebbe sorgere lungo l'alveo dell'Argentina all'altezza di frazione Glori.
In realtà, si tratta di un progetto rispolverato che , già trent'anni fa, aveva scaldato gli animi dei residenti (complice la tragedia del Vajont) protagonisti di veri e propri presidi 24 ore su 24. All'epoca, i lavori vennero bloccati, ma oggi, la sola idea di rivedere ruspe, scavi, operai ha fatto sì, che i residenti, dissotterrassero dalla terra striscioni, slogan, cartelloni ma soprattutto unione e determinazione.
" Ci sono altri modi per portare l'acqua nella case - spiegano i manifestanti - non per forza una diga alta 50 metri. Il nostro territorio è palesemente a rischio idrogeologico, è franoso. Dovesse cadere una parte di montagna in un invaso, sarebbe un disastro: esattamente come accadde per la diga del Vajont. Non cederemo di un passo: ora come allora"
La contrarietà alla realizzazione di invasi ha però creato una spaccatura con i comuni limitrofi di Montalto - Carpasio, Molini di Triora e Triora. Come noto infatti, il sindaco del paese delle streghe, Massimo di Fazio, si è detto pronto a correre da solo per sollecitare, agli uffici preposti di Roma, uno studio di fattibilità dedicato ai laghetti artificiali.
"No alla diga, si agli invasi" l'affondo.