GENOVA - Il feretro avvolto da un velo rosso viene portato davanti alla moschea a bordo di un vecchio camion dello stesso colore, fra le urla di rabbia e il dolore dei familiari e dell'intera comunità di Fayyum, un piccolo e polveroso paese del nord dell'Egitto.
Primocanale grazie a una televisione egiziana è venuta in possesso delle immagini del funerale di Mahmoud Sayed Abdalla, il barbiere di 19 anni ucciso a luglio in un'abitazione di Sestri Ponente da due ex datori di lavoro che poi per motivi ancora poco chiari gli hanno poi tagliato mani e testa, gettati nel mare del Tigullio dove nei giorni successivi sono affiorati fra Chiavari e Rapallo. Della testa però ancora nessuna traccia.
L'indagine dei carabinieri coordinata dal pm Daniela Pischetola è ferma sull'arresto dei due autori dell'omicidio che hanno ucciso e poi straziato il corpo del ragazzo. L'unico movente ipotizzato però non regge: Mahmoud deluso dal trattamento anche economico ricevuto stava lasciando il negozio di Sestri per andare a lavorare in una barberia concorrente di Pegli. Ma non si uccide per così poco e così i carabinieri stanno cercando altre possibili motivazioni. Uno porterebbe alla droga e a strani traffici legati a Milano, dove un socio di Alì, che qualcuno definisce un boss, avrebbe interessi poco chiari, affari pesanti: forse Mahmoud sapeva qualcosa che non doveva sapere. I due arrestati, uno dei quali è fratello di Alì, su questo non hanno mai aperto bocca.
Si sperava che qualche informazione utile potesse arrivare dal proprietario del negozio, da Alì, che però non solo non è tornato in Italia, ma sarebbe scomparso anche dall'Egitto. La sua fuga sarebbe la conferma del suo possibile coinvolgimento nel delitto. Fra le possibilità al vaglio degli inquirenti che l'ordine di uccidere possa essere arrivato proprio da lui. Ma rimarrebbe sempre una domanda che rimane senza risposta: perchè Mahmoud è stato ucciso?