La spaccatura sociale, in termini di accoglienza e respingimenti, continua a percepirsi soprattutto a Ventimiglia dove la presenza di migranti prosegue a creare disagio, rabbia e angoscia per la cattiva gestione dell’emergenza da parte degli Stati d’Europa
Da una parte il premier Giorgia Meloni che chiede al presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, un incontro a Lampedusa per farle capire cosa realmente stia accendendo, dall’altra una Francia che, nonostante le dichiarazioni del ministro dell’interno Gérald Darmanin che conferma la volontà di collaborare con l’omologo italiano Matteo Piantedosi, ha ha potenziato i controlli al confine e aumentato il numero di forze dell’ordine.
“Stiamo facendo il possibile - continua a dire il sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro - ma serve aiuto e collaborazione concreta dall’Unione Europea”.
Se Lampedusa, in un certo senso, può rappresentare un imbuto, Ventimiglia... una meta. I migranti, per familiarità culturale e linguistica, vedono nella Francia, probabilmente, una potenziale seconda casa, un’opportunità di riscatto ma, in attesa del grande passo, ovvero varcare il confine ( la maggior parte delle volte va a buon fine) rimangono lì, tra le vie, i giardini, le spiagge, la stazione della città di confine.
Fa specie, o meglio, fa riflettere la consapevolezza di un epilogo del genere. L’Italia, è noto, non ha la capacità di reggere simile flusso migratorio eppure, continuano gli sbarchi, gli arrivi a Lampedusa e di solidarietà, al momento, ci si riempie la bocca. Solo la bocca.
Nel frattempo, quell’attesa estenuante alla ricerca di una nuova vita, li trasforma, come detto da uno di loro, in zombie.