Quella di tredici anni fa, il 4 ottobre 2010, è una delle tante pagine nere della nostra regione legate al maltempo e alle alluvioni. Ad essere colpite furono soprattutto Varazze e Sestri Ponente: la cellula temporalesca che si formò nella prima parte della mattina inizialmente colpì l'area di Varazze, riversando a terra tra le 4 e le 8 quasi 300 mm d'acqua causando in questo modo l'esondazione dei maggiori torrenti della zona e diversi smottamenti sulle colline, dopodiché trasferì ad est fermandosi sul ponente genovese tra Pegli, Sestri Ponente e la val Polcevera dove scatenò tutta la sua potenza causando in pochissimo tempo una vera e propria alluvione. In cinque ore, dalle 8 alle 13, caddero oltre 400 mm d'acqua sulle alture di Sestri Ponente, 380 su quelle di Pegli e circa 300 sulla bassa val Polcevera tra Pontedecimo e la foce del torrente. Sarebbero bastate poche decine di millimetri di pioggia in più per provocare l'esondazione del Polcevera e altri torrenti secondari, causando danni inimmaginabili.
Ciò nonostante fu ugualmente un disastro perché nel primo pomeriggio esondarono i torrenti Chiaravagna, Cantarena e Molinassi mentre il Marotto e i rii Zanino e Monferrato, che erano tombinati, ruppero l'asfalto delle strade sotto cui passavano. Quasi tutta la parte bassa di Sestri Ponente e di Multedo venne allagata creando danni ingenti a negozi, box, scantinati, piazze e strade, dalle quali il flusso d'acqua portò via le auto parcheggiate. Altri allagamenti, fortunatamente senza gravi conseguenze, colpirono altre zone del ponente come il sottopasso ferroviario di Multedo, quello nei pressi di Piazza Brin a Certosa e la zona della Fiumara a Sampierdarena.
E se in un primo momento sembrava non vi fossero state vittime ma solo danni materiali pochi giorni dopo il cadavere di un operaio che lavorava nelle cave del Monte Gazzo, evidentemente precipitato insieme ad uno smottamento del terreno dovuto alla furia delle acque del Chiaravagna, venne ritrovato nel tratto di mare antistante Sestri ponente. Per trovare in quella zona un evento alluvionale di questa portata bisogna andare indietro al 23 settembre del 1993 quando tra Pegli e Pra esondarono il Varenna, il San Pietro ed altri torrenti trascinando a valle auto e detriti e determinando cinque vittime, una delle quali non fu mai ritrovata: un medico praino che si era lanciato in soccorso di alcune persone in balia dell'inondazione del rio San Pietro rimasto travolto dalle acque.