SAVONA - Assoluzione piena per tutti gli imputati "perché il fatto non sussiste" nel processo Tirreno Power.
Lo ha deciso oggi il giudice Francesco Giannone del tribunale di Savona. A giudizio, con l'accusa di disastro ambientale e sanitario colposi, c'erano 26 tra manager ed ex manager della centrale elettrica di Vado Ligure. Il processo era iniziato nel 2019 e nasceva da una inchiesta della Procura di Savona che aveva portato nel 2014 al sequestro dei due gruppi a carbone.
La pm Elisa Milocco, aveva chiesto una pena di 3 anni e mezzo per tutti gli imputati ad eccezione di due (di cui uno nel frattempo deceduto).
"Questa sentenza chiude un processo lungo oltre 10 anni che ci vedeva imputati per un presunto disastro ambientale e sanitario. Abbiamo sentito tutti: tutti assolti, azienda e amministratori. È utile allora ricordare che in questo stesso palazzo più di 10 anni fa l'allora procuratore decise di avviare una indagine contro Tirreno Power, che tra le altre cose portò alla chiusura del nostro impianto a carbone. Oggi viene sancito nero su bianco in nome del popolo italiano quello che abbiamo sempre ripetuto fin dall'inizio: che abbiamo rispettato tutti i limiti di legge e non abbiamo mai arrecato danno a territorio, popolazione e lavoratori". È soddisfatto Giuseppe Piscitelli, direttore degli affari legali di Tirreno Power, pochi minuti dopo la lettura della sentenza di assoluzione con formula piena da parte del giudice Francesco Giannone al termine di un processo durato 4 anni e mezzo.
"Resta ovviamente il nostro rammarico - aggiunge - per tutti coloro che da quella chiusura hanno subito conseguenze negative, si pensi ai contraccolpi economici di tutto l'indotto". "È da escludere in maniera più netta possibile che Tirreno Power abbia provocato morti - conclude - perché tutte le accuse mosse non sono neanche arrivate a processo, sono state archiviate molto tempo prima. Questa sentenza decreta in maniera chiara ed inequivocabile che la centrale non ha prodotto danni alla salute della popolazione. E noi abbiamo sempre operato nei limiti di legge".
Comprensibile sconforto tra il pubblico, composto soprattutto da ambientalisti e parenti di persone decedute, dopo la lettura della sentenza con cui il giudice Francesco Giannone del Tribunale di Savona ha assolto con formula piena tutti gli imputati dall'accusa di disastro ambientale e sanitario colposo.
"La mia testimonianza non è stata considerata perché indiretta - racconta una donna - ma mio marito non può più testimoniare, mio marito è morto. E oggi è morto un'altra volta".
"Per noi oggi è una giornata molto brutta, con l'assoluzione viene a cadere l'ipotesi accusatoria. Attendiamo le motivazioni della sentenza - spiega Laura Mara, avvocato delle parti civili -. Chiaro che se ci fosse un appiglio valuteremo l'impugnazione".
La sentenza, spiega, non esclude che ci sia mai stato inquinamento a Vado ma significa che per il giudice non si può collegare quell'inquinamento alla centrale: "Bisognerà ora capire sulla base di che criterio logico e giuridico si è arrivati a questa assoluzione. Nulla è perso, la nostra lotta andrà avanti a tutela della salute, dei cittadini e del territorio colpiti dall' inquinamento, che c'è stato. E poi cercheremo le forme più opportune di tutela, se non in sede penale in sede civile dove non si ragiona sull'oltre ogni ragionevole dubbio ma sulle probabilità".