GENOVA - "Dissi subito che Ponte Morandi non era un capolavoro dell'ingegneria".
Oggi in aula per il secondo giorno al processo per la tragedia del viadotto Polcevera a parlare è stato l'imputato Antonio Brencich, ingegnere strutturista dell'Università di Genova, consulente del comitato tecnico amministrativo del provveditorato di Aspi della Liguria che, nel redigere la relazione del progetto del retrofitting, scrisse quella frase "degrado impressionante" che avrebbe dovuto allarmare tutti, lui compreso, e far bloccare il traffico sul viadotto, e che invece fu cancellata perché ritenuta allarmistica.
Era il 5 maggio del 2016 quando Brencich definì il Morandi "un fallimento dell'ingegneria" in un'intervista di Primocanale, emittente molto attenta alle infrastrutture in linea con le segnalazioni dell'editore della nostra emittente Maurizio Rossi che, in veste di senatore, fra il 2015 e 2016 aveva presentato più interpellanze sul tema al ministro Graziano Delrio, che però non si degnò mai di rispondere.
Proprio per il suo lavoro svolto in Senato e per i continui servizi di Primocanale Maurizio Rossi è stato ascoltato in veste di teste dei pm riferendo in aula nei dettagli di come aveva appreso del degrado del viadotto e consegnando alla procura tutto il materiale che poteva essere utile all'accertamento della verità, a iniziare dall'intervista al professor Brencich di Elisabetta Biancalani.
Così nell'udienza i giudici hanno mostrato uno stralcio dell'intervista in video del 2016.
Per le difficoltà a modulare l'audio del video in aula il giudice alle 10.35 ha poi deciso di sospendere l'udienza per permettere alle parti interessate di vederlo in privato. Acquisti agli atti anche altri due video di interviste rilasciate da Brencich dopo il crollo a La 7 e a Fanpage.
Ponte Morandi, quando nel 2016 Brencich disse a Primocanale: "E' un fallimento dell'ingegneria"
Stamane il docente ha detto che una struttura come il Morandi non può avere una speranza di vita così breve e dovrebbe non avere bisogno di manutenzioni per almeno 50 anni. "Invece già dopo la costruzione si disse che erano necessarie continue manutenzioni e aveva una speranza di vita di 25 o 30 anni".
L'imputato ha ricordato che aveva sentito parlare del Morandi sin da quando era bambino dal padre, anch'egli ingegnere. Ma il momento importante è fra il 2008 e il 2009 quando legge sulla rivista dell'ordine degli ingegneri un articolo non firmato per questo ascrivibile allo stesso ordine che parlava in modo entusiastico del ponte Morandi, "allora mi sono messo a studiare per raccogliere i dati per rispondere per scritto alla rivista - ha ricostruito in aula -. Scrissi al direttore dicendo che quell'articolo mi lasciava perplesso e non si poteva definire un'opera con una speranza di vita di 25 o 30 anni un capolavoro dell'ingegneria strutturale. Un ponte deve vivere almeno 50 anni senza interventi importanti se non per manutenzione come i guardrail, al Morandi invece era stato addirittura necessario sostituire lo strallo della pila 11 dopo 25 anni, è un intervento che non ci si aspetta dopo così pochi anni, quello non era un ponte normale ma uno dei primi cinque ponti di un progettista importante e realizzato da una ditta di grande caratura".
Alla domanda del pm Cotugno perché lui caratterizza il Morandi come un ponte "sbagliato", un esempio negativo, Brencich ha spiegato "di ponti così ne hanno fatti solo tre e dopo non ne hanno più fatti, dopo Maracaibo, in Venezuela, all'estero c'erano tanti dubbi sugli stralli di cemento. Le difficoltà ci sono perchè non è facile realizzare opere di calcestruzzo di quelle dimensioni, ci sono difficoltà ad iniettare le guaine negli stralli, come ho anche riferito in un'intervista".
Il pm allora gli ha chiesto di ripercorrere l'esempio dell'incidente di Maracaibo da lui citato nel suo scritto all'ordine: "Nel 64 una petroliera per il blocco del timone non era riuscita a inforcare il punto più ampio e aveva provocato un disastro"
Il pm allora gli ha chiesto che cosa c'entra ponte Maracaibo, quale era il nesso fra quell'incidente e il Morandi Brencich ha spiegato: "Quando si progettano strutture di queste dimensioni, non si può non tenere conto di eventi eccezionali, a Genova non si è tenuto conto dell'azione sismica, anche se allora non c'era una legislazione al merito bisogna tenere conto di ogni possibile azioni eccezionali su opere di quel genere, e invece...".
LA GIORNATA DI IERI
Lo strutturista ieri aveva ripercorso la sua carriera e il ruolo di consulente per il Cta svelando come è nata quella relazione al centro delle indagini: "Il progetto del retrofitting mi fu dato una settimana prima del Comitato tecnico amministrativo Ma io sono goloso e per me era come una torta alla crema a cui non ho saputo resistere. Mi sono buttato a capofitto per studiarlo e preparare la relazione, era un'occasione per studiare a fondo la struttura". "Quando mi chiesero di firmare, visto che avevo collaborato, ho detto anche andava bene, ma diedi buca un paio di volte, tanto che Salvatore Buonaccorso (altro consulente imputato ndr) a un certo punto venne da me a chiedere spiegazioni. Solo allora mi accorsi che le mie osservazioni preliminari erano state tolte. Chiesi perché e mi rispose che quello era un mio giudizio sullo stato del ponte e non era richiesto questo aspetto visto che dovevamo come Cta occuparci solo di valutare il progetto di retrofitting e su quel punto le osservazioni non aggiungevano nulla. Convenni sul punto e firmai".
Il docente non era visto di buon occhio dai vertici di Aspi e di Spea che di chiudere la gallina dalle uova d'oro non ne volevano sapere, il transito sul viadotto regalava infatti alle casse di Aspi 10 milioni di euro all'anno grazie ai pedaggi dei 30 mila automobilisti che ogni giorno transitavano fra i caselli di Genova Aeroporto e Genova Ovest.
Brencich ha anche detto che nonostante il crollo "il parere è lo stesso anche oggi e riscriverei quello che ho scritto sulla relazione per il Cta, il termine impressionante? Era riferito al fatto che fossi rimasto impressionato, sorpreso del degrado in soli 50 anni di vita di un ponte, ma non c'erano elementi che segnalassero un pericolo. E penso anche i colleghi che ci hanno lavorato non avessero dati per sospettare della pericolosità" .
L'esame di Brencich si concluderà lunedì prossimo, poi da martedì in aula ci saranno gli imputati che hanno redatto il progetto di retrofitting, con tanto di periti dei giudici pronti a fare le pulci alle loro dichiarazioni.