GENOVA -C'è un quartiere popolare di Genova che si sente sempre più abbandonato, è il Cep di Prà, le colline del ponente, dove nei giorni scorsi ha chiuso anche uno dei rari negozi, il panificio. Lassù ora, fra una selva di saracinesche abbassate, il senso di isolamento è angosciante.
Fra i più arrabbiati c'è Cira Alfieri, che abita con il marito in via Novella da quarant'anni, lei è infuriata con il sindaco e disegna il Cep come una discarica sociale, dove si vive tra spacciatori e degrado e con zero servizi.
Lassù da anni aspettano di riavere un un medico di base da quando la storica dottoressa della mutua è andata in pensione. La chiusura del panificio è un colpo duro da accettare perché le diecimila anime che vivono davanti al mare rubato dai container, già con le difficoltà di arrivare a fine mese, ora anche per comprare un panino devono prendere un bus per scendere a valle.
Cira sabato scorsa era in piazza con il ponente per protestare, ma è stata l'unica del Cep a farlo: "Ho lanciato l'appello sui social per vedere se qualcuno veniva in marcia con me, ma non ho avuto risposte, perché qui sono capaci solo di fare bla bla bla, chiacchiere". La donna aggiunge. "Sino al duemila qui si stava bene, avevamo le porte aperte, i nostri figli giocavano in strada, eravamo una bella comunità, dopo non si è capito più niente, menefreghismo, maleducazione, spacciatori, non è giusto che i ragazzi debbano scappare oppure debbono delinquere, perchè in questo quartiere
Un isolamento che avvilisce anche l'unica parrucchiera, nella piazza di via Due Dicembre, sempre più deserta, anche lei a rischio chiusura, "per ora resisto, ma in futuro non so se riuscirò a rimanere aperto"
Alfonso Leandri è portavoce degli abitanti: "Qui c'erano tanti negozi e servizi, un market, un tabacchino, i medici di base, non c'è più niente, é rimasta solo una farmacia, le Poste, poi niente, è una terra di nessuno, abbiamo chiesto al sindaco un presidio medico, ce l'ha promesso ma non è stato fatto niente, gli anziani sono costretti a rimanere a casa chiusi, ci sono invalidi che non possono muoversi e sono abbandonati, come tutto il Cep. Il sindaco Bucci ha fatto tante promesse ma risposte zero".
Al suo fianco nelle battaglie per il quartiere Dario Di Giorgi, ex abitante del Cep che pur trovando casa in centro non smette di lavorare per migliorare la vita degli ex vicini di casa. Sue le sue segnalazioni sui social, sue le sollecitazioni al comune. Dario proprio in queste ore sarà ricevuto dal sindaco Bucci proprio per parlare del degrado del Cep.
Molti i disagi per chi fatica a muoversi, come un pensionato senza un arto che si muove con un tutore, rimasto fuori casa per un guasto all'ascensore, "hanno detto a mio nipote di portarmi a casa, al sesto piano, in spalla"
Si salva solo chi ha un nipote o un figlio giovane che può accorrere in aiuto, come ammette un'anziana poliomielitica incrociata con la nipote che le fa da guida.
In via Due Dicembre c'è anche un palazzo fessurato che si muove, e fa paura, come la vegetazione mai tagliata, come denuncia un guardiano notturno in pensione, che mostra i muri non allineati del palazzo inclinato. "E' così da anni, qui un giorno crolla tutto".
Fra tanto degrado l'unica luce del Cep è un circolo bar appena aperto nella parte più alta del quartiere da una giovane coppia, Amin e Sabrina, che vivono a Pegli, "un altro mondo rispetto al Cep" dice lui che al Cep è cresciuto. "Ho aperto qui perchè qui c'è bisogno di un punto di aggregazione".