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Cronaca

Le registrazioni confermano la grande autorità di Donferri e il clima di diffidenza in Aspi e Spea. Oggi ha iniziato a parlare l'imputato Emanuele De Angelis, l'ingegnere di Spea che ha curato progetto di ristrutturazione delle due pile corrose
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di Michele Varì

 

GENOVA - Oggi al processo Morandi sono echeggiati gli audio registrati di nascosto il 5 luglio del 2017 dall'imputato di Spea Massimiliano Giacobbi, durante le riunioni di lavoro di Aspi e Spea e che confermano come l'ambiente delle due azienda era di grande diffidenza e sospetto. In molti audio la voce più importante ed autoritaria è stata quella dell'imputato Donferri Mitelli, il numero 3 di Aspi, la cui posizione appare fra le più compromesse.

Gli audio "clandestini" sono stati diffusi durante l'esame dell'imputato Emanuele De Angelis, l'ingegnere di Spea che ha firmato il progetto di ristrutturazione mai realizzato delle due pile che hanno provocato la tragedia: dalle sue parole è trapelato uno spaccato della superficialità con cui Autostrade per l'Italia e Spea hanno fronteggiato l'emergenza di un viadotto che stava per crollare fra la noncuranza di chi doveva evitarlo che invece non intuisce quanto sta per accadere. In aula De Angelis ha spiegato che l'assottigliamento dei cavi era nei limiti di legge, "entro il 20% "sulla base delle prove riflettometriche". Prove ritenute dagli esperti poco attendibile. Negli audio si sentono i dialoghi fra De Angelis, Donferri e il consulente Alberto Lodigiani.

L'appalto per mettere in sicurezza gli stralli corrosi di Ponte Morandi che hanno provocato la tragedia era stato bandito prima dell'approvazione del progetto da parte del Ministero, che avviene l'11 giugno del 2018: due mesi prima del crollo e la morte di 43 persone.
In linea teorica i lavori sarebbero partiti dopo ottobre, ma la data del via ai cantieri per un lavoro di 21 miliardi spettava ad Autostrade per l'Italia che non aveva fretta perchè a causa dell'inadeguato monitoraggio non aveva capito che il viadotto stava per crollare.

La nomina di progettista di De Angelis è del 14 luglio del 2015: dunque c'era tutto il tempo di capire che la struttura era in condizioni molto critiche ed evitare la tragedia.

Ma il progettista per la procura svolge un lavoro non abbastanza approfondito, ad esempio, come ha ammesso lui stesso, non legge le relazioni del 1975 sul ponte di Renato Zannetti, dell’Ufficio tecnico speciale di Spea e neppure quella dello stesso ingegner Morandi, che nel 1981 avverte che la sua opera era soggetta a un fenomeno di corrosione e per questo deve essere monitorata con particolare attenzione. Relazioni che avrebbero permesso di acquisire la storia del ponte, una conoscenza necessaria per chi deve redigere un progetto di ristrutturazione dell'opera. De Angelis a più riprese divide le responsabilità del progetto "io da ingegnere strutturista mi occupava degli stralli, e poi c'erano altri specialisti e come sempre per i progetti più importanti veniva coinvolto di supporto anche l'ufficio strutture di Milano".
La lunga testimonianza di De Angelis proseguirà domani e, prevedono gli addetti ai lavori, siccome i punti da chiarire sono ancora molti, potrebbe andare avanti anche nell'udienza di lunedì, la prima della prossima settimana. Fra le cose su cui cui potrebbe essere chiamato a rispondere anche i calcoli riferiti alla ristrutturazione delle due pile, che qualcuno ha definito errati.