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Cronaca

Il giudice Lippini ha deciso il rinvio per dare modo di correggere le notifiche errate ai legali di tre dei 47 imputati: ai raggi x i falsi report, galleria Bertè e barriere antirumore
2 minuti e 27 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA - Parte con il piede sbagliato il processo Morandi bis aperto dal filone d'inchiesta nato dopo la tragedia del 2018 e per cui sono indagate 47 persone fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia Castelluci, Berti e Donferri. A causa di errori di notifiche ai legali di tre indagati l'udienza di oggi, inizio alle 9.30, presieduta dal giudice Lippini sotto la tensostruttura del tribunale è stata rinviata al 21 dicembre per dare il tempo di inviare in modo corretto le notifiche errate.

Le notifica sono arrivate a solo uno dei legali di Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, l'imputato più importante.
Non solo: alcune notifiche sono state indirizzate a legali omonimi degli avvocati che difendono gli indagati Giorgio Melandri e Massimo Ruggeri, che invece non hanno ricevuto gli atti. Il giudice può decidere di stralciare la posizione dei tre indagati o di rinviare l'intera udienza.

Per dodici di loro la procura ha già proposto il patteggiamento: l'eventuale decisione degli avvocati dovrà essere comunicata durante la prima l'udienza.

L'indagine, denominata Morandi bis, riguarda i presunti falsi report sullo stato dei viadotti, le barriere antirumore pericolose, il crollo della galleria Bertè in A26 (30 dicembre 2019) e il mancato rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel. Per 12 di loro la procura ha proposto il patteggiamento e l'eventuale decisione verrà comunicata dagli avvocati durante l'udienza. Le accuse, a vario titolo, sono falso, frode, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo.

Tra gli indagati l'ex Ad di Aspi Giovanni Castellucci, gli ex numeri due e tre di Autostrade per l'Italia Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli e Stefano Marigliani, ex direttore di tronco della stessa azienda, tutti imputati al processo sul crollo del viadotto Morandi. Archiviato il reato di omissione di atti d'ufficio.

Il giudice nella prima udienza dovrà anche decidere quali parti civili accettare nel processo: fra i soggetti che proveranno ad esserci anche il Comune di Genova, alcune associazioni e il Comitato familiari vittime del Morandi rappresentato dall'avvocato Raffale Caruso, che però a differenza del processo principale, si costituirà solo per i fatti avvenuti dopo il novembre 2018, data di nascita del comitato.

Secondo gli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dai due aggiunti Stefano Puppo e Walter Cotugno, i tecnici di Spea ammorbidivano i rapporti sullo stato dei ponti per evitare i lavori. Era stato scoperto, inoltre, che le barriere fonoassorbenti montate su alcuni tratti autostradali erano difettose e si erano staccate causando problemi agli automobilisti. Uno degli indagati aveva anche detto al telefono che erano "attaccate con il Vinavil".

Il 30 dicembre 2019 era invece crollata una parte della volta della galleria Bertè, in A26. Si erano staccate quasi due tonnellate di cemento che per fortuna non avevano colpito mezzi in transito. Anche in questo caso per la procura i controlli non venivano fatti in maniera adeguata. Le due società Aspi e Spea sono uscite dall'inchiesta dopo avere patteggiato per questo filone il pagamento di un milione di euro.